I colori del ritorno – di Gigliola Franceschini

Si aggirava per la casa in cerca di una decisione che tardava a venire. Le sarebbe servito un filo magico che la conducesse fuori da quel labirinto in cui si perdeva e si ritrovava, tra le sue cose che non sentiva piu’ sue. Quando credeva di aver trovato finalmente la strada, si imbatteva in un oggetto, in un ricordo, in una gioia vissuta e perduta e rimaneva prigioniera di quel mondo che fino a poco tempo prima aveva amato, come aveva amato Lorenzo che se ne era andato. Dieci anni insieme non erano bastati a calmare l’ansia di vita e di nuovo che lo dominava. Lei aveva sperato che dopo aver superato la quarantina, si sarebbe fermato ma non era stato cosi, Lorenzo aveva saputo rompere i lacci che lo tenevano unito a lei ed era partito in cerca di nuove avventure. Le aveva lasciato l’uso della casa ed altro, generoso come sempre nel dare come nel distruggere. Anna si affaccio’ e lo sguardo si perse nei colori del giardino, ciuffi violenti e dolci, un intreccio di azzurro, il rosso, il verde dei cespugli e il violetto dei rampicanti. Aveva molto amato quelle cose sue che ora non sentiva piu’ sue, quasi fredde e distanti.. Devo andare via, penso’, devo farlo. Le torno’ in mente la sua vecchia casa di paese, abbandonata da tempo ed ebbe nostalgia della sua stanza a tetto, poco piu’ di un abbaino che lei aveva ribattezzato mansarda.. Le sembro’ di sentire l’odore acre dell’acquaragia vicino ai pennelli intrisi di colore. La sua tavolozza arcobaleno e davanti alla finestra , il suo cavalletto tenuto di tre quarti per catturare sulla tela la luce migliore. Aveva abbandonato tutto questo per Lorenzo che non amava la pittura e l’aveva coinvolta nei suoi sport preferiti e lei era stata felice di assecondarlo. Ora si faceva sentire forte la voglia di affacciarsi su un altro giardino, incolto da sempre ma forse piu’ spontaneo di quello che aveva davanti. Avrebbe riportato sulla tela il colore dei gelsomini notturni che si aprivano appena scendeva la sera, il viola dell’iris che era nato per caso e che si era moltiplicato in un allegro disordine. E poi, l’azzurro spento delle ortensie….. quei colori ora le erano indispensabili per riprendere il suo cammino. Tornare, questo era il filo magico che l’avrebbe liberata da quella prigione dorata. Penso’ ai piccoli ragni che dalla sera alla mattina riuscivano a tessere fini tele, ne avrebbe trovati in grande quantita’ ma non le avrebbero fatto male, fili impalpabili e fragili. I ricordi in questa casa, quelli si’ che facevano male! Parti’ la mattina seguente portando un unico bagaglio, la sua ritrovata voglia di vivere!!
Colori e fili sottili che ci tengono vivi…..
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Che buffo Gigliola. Racconti una storia di cui conosco bene alcune pagine: l’universalità dei sentimenti!
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Tu non solo scrivi, dipingi… fiori, colori, sentimenti, con una delicatezza che nascondi ma che io ben conosco…
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Che bello, voglio andarci anche io in quella stanza ribattezzata mansarda e mettermi a dipingere… Fai venir voglia di cambiare pagina! Bella energia!
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Un filo magico da seguire per ritrovare la libertà..bello con i colori adefinire stati dell’anima.
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