La sciarpa turquoise – di Rossella Gallori

La cerimonia era stata breve, qualcuno aveva aggiunto “intensa”, tanto per dare un senso a parole quasi incomprensibili, poca gente, una pioggerellina stronza e quella voglia di urlare che le prendeva nei momenti meno opportuni.
Si salutarono davanti al cancello di un cimiterino non convenzionale, in una Firenze nord, semideserta…lei e loro due, esemplari così diversi, della stessa madre, tre fratelli, figli unici, per un volere, assurdo di una mamma un po’ “ fuori” per usare un gergo attuale…
Decise di tornare in autobus, un modo originale per stare sola dopo il funerale, allentò il nodo della sciarpa, che la stava quasi impiccando, sapeva ancora di lei, aveva quell’odore che hanno le signore di una certa età, pulite ed un po’ vanitose: un po’ di colonia, un po’ di crema per le mani ed un po’ più di sciroppo per la tosse.
Gliela aveva tolta, quasi con rabbia, non si muore, scheletriti e vecchi con quel colore addosso…..già quel colore…una banale gradazione di azzurro che sua madre chiamava pomposamente “turquoise” …
Lo ripeteva spesso, martellando la figlia, tanto meno femminile di lei: da luce, da vita….quindi primavera in bleu e turchese, estate in bianco e turchese….inverno nero….e sempre noiosamente turquoise.
Non scese alla fermata giusta la lasciò passare allontanandosi, volutamente da casa, ed avvicinandosi a quella della madre chiusa da tempo.
Lottò con la chiave, prima di decidere di usarla, aprì lentamente, come era piccola quella casa…e come poco ricordava chi l’ aveva abitata: ordinata, monotona…le solite foto di gente bella e giovane morta da sempre…i cuscini sul letto di un celeste sbiadito…e ciniglioso.
Trovò la scatola sul cassettone, le cifre ancora nitide, le piccole cerniere sgangherate, aveva quasi paura di alzare quel coperchio, si riavvolse nella sciarpa, quasi per difendersi temeva di ritrovarsela li, sua madre, quell’estranea adorata….
Orecchini, spille, tra il bluette, il pavone ed il manganese …ebbero il loro momento di respiro, il cielo in una scatola di pelle graffiata dagli anni…
Il miracolo che con Rossella sempre si moltiplica: disegnare emozioni intense e profonde, inzuppate nella sottile ironia che fa risplendere le lacrime e ingoiare il dolore
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Bellissimo ricordo di un addio. I nostri affetti rimangono impigliati nel cuore attraversando l’anima
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Bellissimo ricordo di un addio. I nostri affetti rimangono impigliati nel cuore attraverso l’anima
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Quanto dolore in questo mesto spaccato di una grigia giornata ordinaria.Ma per questo scava tanto dentro l’anima.Un piccolo capolavoro descrittivo.Complimenti!!😀👀
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Un racconto così intenso che ne ho potuto sentire anche il profumo!
Grazie!
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Intenso e rispettoso, della situazione e di voi. Quel profumo, di colonia, crema per le mani e sciroppo per la tosse, rende tutto così vivido, da farci pensare di essere stati li, partecipi, vicini .
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Come sempre non so se si risponde ai commenti ma la voglia e troppo forte …” partecipi, vicini” lo sei, siete sempre stati, anche quando, io, non ho capito….o ho avuto paura di capire.grazie ragazze/i.
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L’adorata estranea sempre presente nel nostro amore che non si scioglie …
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Turquoise, anche la mia mamma lo diceva, e poichè era una donna semplice, pensavo da dovele aveva scovate quelle parole. Poi nel corso della vita ho capito che lei usava termini per descrivere i colori, oggi desueti..Lei amava il turchese e anche lei aveva nel suo scrigno questa pietra…L’dore delle mamme, fra colonia, pulito e lavanda…mia madre adorava la lavanda…oggi le dedico il mio olio di lavanda…Lavanda Fedora…Grazie Rossella per riportare indietro odori e colori…
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una estranea adorata, quanta verità in questa frase, quanta nostalgia, rabbia e tenerezza…quante emozioni ci susciti…
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Un quadro che prende vita acceso dalle parole e dalle descrizioni. Brava Ross.
Il cimiterino non convenzionale,le gioie che prendono respiro un volta che si apre il coperchio dellA scatola che le contiene ,i contrasti di colore .il tourquoise che risalta e vince il grigio della giornata segnata da un addio.
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