

“Il passato non si dimentica, ha radici inestimabili che si intrecciano al presente, definisce ciò che siamo, o ciò che siamo diventati. Per Vivian il passato era una stanza di specchi e ombre, di riflessi che le restituivano, incessantemente, i volti delle donne che l’avevano plasmata: una su tutte sua madre. La sua ombra incombeva ancora su di lei, sebbene da anni avesse cercato, in tutti i modi di lasciarla alle spalle. Tutta la sua vita era una fuga da colei che, per paradosso, le aveva insegnato a fuggire….”
E anche:
“Vivian abbassò lo sguardo alla propria ombra che si allungava sul vialetto.Una foglia secca, reduce da un autunno ormai lontano se ne stava lì al posto del suo cuore. I bordi arricciati, prossimi a sbriciolarsi, ne facevano una superstite ostinata, qualcuno che non vuole cedere all’evidenza. Si infilò la Rolleiflex al collo mettendo a fuoco , attraverso la lente, quella fragile creatura che sopravviveva in una stagione che non le apparteneva. “
L’ ho letto, con tutte le mie difficoltà, ce l’ ho fatta…stupendo: da adulto ti si piegano le ginocchia…..ed è stato il dolore dell’ infanzia.
Talmente vero, da fare male….
Grazie a chi me lo ha consigliato…ed a chi da lassù ( o nn so da dove) mi ha detto: capita a tanti, non piangere Rosy…
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Bellissimo libro. Mi ci sono riconosciuta. Ci sono alcune pagine che tagliano come frammenti di specchio stretti in una mano. L’infanzia che ci accompagna per tutta la vita ci osserva nascosta nella nostra ombra
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Sembra che qualcuno ha aperto uno spiraglio dentro di me e ha visto quel che c’è.
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