Labirinto di mare

Labirinto in fondo al mare – di Mirella Calvelli

Foto di nico49 da Pixabay


Quegli strani segni sul fondale marino, l’avevano sempre affascinata. Non era difficile da raggiungere quel luogo, bastava una spinta di reni e l’abilità nel trattenere l’aria.
I sogni poi si sviluppavano non laggiù, troppo intenta ad osservare a guardare ogni minimo dettaglio, ma una volta riemersa. Era facile a 15 anni fantasticare su popolazioni antiche che in quel luogo avevano disegnato il loro labirinto.
Un dedalo di stradine sconnesse, in parte pietrificate, in parte aggredite dalle poseidonie.
Coralli o presunti tali, avevano avvolto non solo lo schizzo iniziale, ma avevano disegnato un percorso alternativo fatto da morbidi sbarramenti e forti muraglie.
Andare fin laggiù, era una sfida, soprattutto per la durata della piccola immersione.
Una maschera e una paio di pinne erano tutta la sua attrezzatura. Avrebbe voluto trattenersi più a lungo, se avesse potuto usare le bombole e una calda muta.
Ma non era così . Quindi la soluzione era inabissarsi con un bagaglio di area sufficiente e sempre più copiosa per poter esplorare e affrontare quel percorso che ogni volta sembrava diverso.
Certamente lo era. Le sue mani sfioravano con attenzione quel giardino distratto. I pesci con curiosità la osservavano perplessi. Le provava a percorre il labirinto, ma sbagliava sempre strada . Entrava nel solito punto, di questo ne era certa, un grosso buco infossato e stranamente privo di ogni forma di vita , era lì la partenza.
L’arrivo, era un’altra cosa, sempre diverso e sempre più ostile e lungo.
Per riemergere invece un flash di luce dorata la trascinava in superficie come legata ad un lungo filo e con il minimo sforzo, muovendo come in una danza i piedi pinnati. .Il primo sguardo era verso una pennellata di un azzurro brillante.
Le goccioline di acqua le scendevano sulle spalle nude e percepiva il verde chiaro dei suoi occhi e il suo sorriso ingabbiato.
Non era mai riuscita a scoprire nient’altro che il susseguirsi dei percorsi, prima larghi e poi più stretti dove per entrare in alcuni anfratti l’unica possibilità era a taglio.
La sua scoperta, che poi non era solo sua, vista la facilità di accesso, la faceva sognare più a terra che in acqua. Sperava un giorno di imbattersi in un’antica giara o qualche frammento importante.
In fondo erano gli anni della scoperta dei bronzi di Riace. Ma né fama e né soddisfazioni particolari arrivarono da quelle immersioni. L’unica cosa certa fu la proibizione assoluta a continuare quelle indagini labirintesche. Non per capriccio o paura dei suoi, ma per un problema reale al suo orecchio destro.
Danneggiato da un’otite fortissima, l’aveva costretta alla ricostruzione del suo interno, ben riuscita, ma con il monito di salvaguardare quel capolavoro della chirurgia dell’orecchio per gli anni a venire. Riuscì a vedere un labirinto, astratto e doloroso, sempre all’interno di quel suo orecchio malandato con una
labirintite che dava poco spazio alla magia e alla fantasia. Di per certo fu che dopo quei capogiri, quello spazio azzurro del cielo si tuffava sempre nei suoi occhi.

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Autore: lamatitaperscrivereilcielo

Lamatitaperscrivereilcielo è un progetto di scrittura, legata all'anima delle persone che condividono un percorso di scoperta, di osservazione e di ricordo. Questo blog intende raccontare quanto non è facilmente visibile che abbia una relazione con l'Umanità nelle sue varie espressioni

6 pensieri riguardo “Labirinto di mare”

  1. ” giardini distratti” orecchio distrutto, tutto ha un suo perchè, labirinti dai colori bellissimi, i tuoi…

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  2. Molto bello, invidia per aver “sentito” un labirinto così bello e privato. Le donne che amano il mare lo portano negli occhi per sempre, sono capaci di grandi tempeste, ma la quiete è assoluta, dolcissima, culla il mondo come una balia amorosa.

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