Al di là dei finestrini – di M. Laura Tripodi

Dovevano attraversare la strada e fare un po’ di cammino a piedi. Svoltato l’angolo delle case del gas in cinque minuti scarsi arrivavano a un piazzale pieno di erbacce intorno al quale stavano costruendo case. C’era un muro non alto che correva per perdersi chissà dove, guardando a destra. Lo stesso muro si interrompeva bruscamente accanto alle sbarre del passaggio a livello
E lì era assolutamente proibito avventurarsi.
Gli occhi grandi della bambina osservavano famelici, ma non individuavano bene il senso di quel muro, né potevano capire che quello costeggiava gran parte della ferrovia.
Le sbarre, dipinte a strisce bianche e rosse erano quasi sempre abbassate, ma non avevano una barriera sottostante. Chi doveva attraversare e aveva fretta guardava a destra e a sinistra e poi correva per raggiungere l’altra sponda di quel fiume fatto di rotaie.
A volte c’era da aspettare un bel po’. Poi, improvvisamente si sentiva un fischio lontano e l’aspettativa diventava pressante. Chissà cosa stava arrivando.
A volte era un serpentello rosso che non faceva in tempo ad arrivare ed era già passato. La sua mamma le disse che si chiamava littorina. Molto più tardi seppe che quel treno rappresentava il simbolo glorioso di un passato da dimenticare.
I treni merci erano composti da tanti vagoni, ognuno diverso a seconda del suo contenuto.
La mamma, con la mano serrata intorno alla sua contava, tanto il treno era lento ……
uno, due, tre…….ma quanti vagoni ci sono……quattro, dieci, quindici.
Così Marta si appassionò alla matematica e fu un amore che non l’abbandonò mai.
E poi c’erano i treni passeggeri. Non veloci come la littorina e non lenti come quelli che trasportavano merce.
Gli occhi della bambina frugavano curiosi, forse già allora in cerca di qualche storia al di là dei finestrini.
Poi la mamma decideva di tornare. Il cinema era terminato. Di nuovo le case del gas, di nuovo attraversavano la strada. A casa, Marta che non aveva più di tre anni, aveva la sensazione che una parte di lei fosse salita su uno di quei treni….., ma la consapevolezza arrivò molto, molto più tardi.

Un vagone del treno…..un giorno all’improvviso……risveglia emozioni che sembravano dimenticate
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Ho capito perché non ho mai amato la matematica….. non ho mai contato i vagoni del treno con la mano stretta in quella di mia madre!
Grazie Maria Laura
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” storie al di la dei finestrini” ci sono sempre storie al di quà ed al di là di vetri più o meno appannati.
Bello il tuo film…devo imparare a guardare i vagoni in un altro modo…forse ….
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Il passaggio del treno…..,un rito,una liturgia laica…Anch’io ho passato ore a guardare i treni…..contando anche i vagoni…e anche a me la matematica è restata nel cuore,anche se ,sembrerebbe non entrarci un granché con la conta dei vagoni.Però questa pennellata,così gentile e delicata,ha compiuto un miracolo.Grazie!!😍😍
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Bello,ritratto poetico di un tempo passato.
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Rimembranza di una bambina piccola piccola: prime emozioni per il passaggio dei treni, spettacolo da sempre stimolante curiosità e fantasie su chi viaggia e su future possibilità di viaggio che coinvolge non solo i piccoli ma anche i grandi. Delicato flash di costume di un tempo, quando questo era uno dei pochi spettacoli a kilometro zero disponibili (anche gratuito). Attrazione rimasta intatta anche oggi allo sguardo curioso dei bambini, ma, riconosciamolo, chi non ama guardare il treno che passa?
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anche a me piaceva vedere passare il treno…era uno dei pochi spettacoli che si vedevano da bambini. Comunque mi piaceva molto anche salire sopra perchè sapevo che mi avrebbe portato al mare ed era una gioia. Anche ora Il treno mi fa sempre sognare. Grazie Laura di avermi fatto ricordare questi bei momenti.
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