Indaco e marmellata – di Gigliola Franceschini

“Indaco e marmellata di fichi” Indaco, il colore degli occhi di Manuela, quasi quattro anni, un blu intenso quando restava silenziosa e quasi ostile, tendente a pennellate violette quando il sorriso si affacciava sul suo viso gia’ troppo grande per la sua eta’. La conobbi in un istituto di bambini tolti alle famiglie e in attesa di adozione, bambini soli che avevano visto e provato gia’ in pochi anni, quello che non avrebbero dovuto mai sperimentare. Andavo con il gruppo universitario del mio paese a giocare con questi piccoli , un sabato al mese. Non potevamo portare giocattoli ma li costruivamo con loro sfruttando tutto quello che trovavamo, scatole, pezzi di stoffa e tanta fantasia. Manuela aveva quello sguardo straordinario, ci volle un po’ di tempo perche’ si addolcisse e prendesse fiducia. Si attacco’ a me e io a lei, venivo da una grossa perdita familiare e questa bambina mi aiuto’ ad amare di nuovo e ad aprire il mio cuore che si era svuotato anche di lacrime. Mi aspettava con le manine chiuse a pugno nelle tasche del grembiule, seduta sullo scalino della casa madre e mi correva incontro fino al cancello. Una volta apri’ la mano e mi regalo’ una caramella un po’ stropicciata, il suo sguardo era una fonte di arcobaleni confusi, era bellissima. Le ore volavano, facevamo merenda tutti insieme, sempre con pane e marmellata di fichi. Le suore ne facevano in grande quantita’. Un giorno la Superiora mi chiamo’ e mi disse che Manuela sarebbe stata adottata a breve e che bisognava cominciare a parlarle della sua nuova vita per prepararla al mondo che l’aspettava. Contava anche su di me dal momento che la bambina mi ascoltava ed aveva incominciato a parlare con piu’ scioltezza. In quei tempi lontani non c’era il supporto di psicologi o altro, bisognava fare tutto seguendo il nostro buonsenso e cercando di non fare danni. Quando la piccola parti’ sembrava serena, i suoi occhi non avevano quel blu profondo e impenetrabile che ben conoscevo. Non l’ho vista mai piu’, come non ho piu’ gustato quella buona marmellata di fichi che le operose suorine producevano alla fine di ogni estate. Mi avevano dato la ricetta ma devono aver nascosto qualche ingrediente perche’ non mi e’ mai venuta come quella. Debolezze umane! Ricordi lontani di colori e sapori, profumi di buona campagna, sfumature di cieli perduti nel blu, indaco e marmellata di fichi.
Un gran ritorno della nostra “Matita” Gigliola, con un racconto alla sua maniera, pacato e dolce, concreto e tenerissimo. Bentornata!
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Occhi che cambiano colore , con l’avvicendarsi degli eventi, tu se stata un po’ amica, un po’ mamma, Manuela è stata fortunata, come noi nel leggerti ! Ciao Gigliola a presto
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La tenerezza di un incontro, l’intensità di un dolore bambino, la dolcezza color di fichi che stempera la pena.
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Molto bello questo incontro di occhi e di anime.
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