Il diospero di zia Emma – di Tina Conti

A scuola si andava a piedi, erano inevitabili le fermate ai negozi del paese: dalla Marina per il semellino con la mortadella o la schiacciatina salata, qualche volta il pandiramerino. con i primi di ottobre, io aspettavo con trepidazione le cupole di giuggiole nella bottega di zia Emma, ne ricevevo un bel cartoccio.
Lei spesso era nel retrobottega a preparare le verdure cotte, ma quando la vedevo sulla porta che si riposava guardando passare i bambini chiassosi con i grembiuli neri e bianchi, e il fiocco fresco e croccante al collo mi illuminavo tutta.
Lei era molto tenera con me, mi chiamava Titta, aveva avuto due maschi un po’ rustici e poco affettuosi e io bimbetta la intenerivo. Era contenta di vedermi, faceva due chiacchiere con la mamma e a me regalava un bel diospero maturo.. io ero golosa di quel frutto che non piaceva a nessuno dei miei fratelli.
Lo portavo con attenzione nel palmo della mano fino a scuola. Vani erano i tentativi di mio fratello grande per farmelo cadere a terra. Lo difendevo con tenacia.
Non so proprio come facessi a mangiarlo a scuola, ma vi assicuro che ancora oggi aspetto di vedere sull’albero i primi frutti maturi per gustarne il sapore. Tanta è stata la passione per questo frutto bello e colorato che sono riuscita a trasmetterla ai miei nipoti e anche a qualche alunno della scuola dove ho lavorato.
La cuoca Silvana, mia complice, mi aiutava nel procurarmi i frutti di stagione insoliti e con l’aiuto della dietista scolastica si incoraggiavano i bambini a provare i frutti del nostro territorio.
A novembre i bei diosperi maturi venivano serviti con cura e attenzione. Ne proponevo piccoli assaggi scrutando le reazioni e i commenti. I bambini partecipavano con discrezione, erano le famiglie che poi contribuivano all’esperienza, inviando dai giardini di casa cesti di frutti belli e lucenti che maturavano in classe aspettando i curiosi e golosi assaggiatori.
Ecco la tenerezza degli occhi dolcissimi di Tina
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Una fotografia piena di colori e sapori…
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confesso che mi sono rivista bambina col grembiule bianco e il fiocco blu golosa allora come ora di quei frutti dolcissimi. Bellino
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