Marmellata di arance – di Gabriella Crisafulli

La parola arriva mentre sto spalmando la marmellata sul pane e penso che giunge a proposito.
Arancione come il profumo che diffonde e l’aroma che penetra in gola.
Arancione come il sapore spiritoso che abbina il dolce con l’amaro.
Arancione come la buccia.
Ogni anno aspetto dicembre con l’allegria di chi sa che il miracolo si compirà di nuovo: faccio la marmellata d’arance.
La lavoro in casa perché nessuna di quelle in commercio è così buona come la mia.
Ne ho provate tante già confezionate ma poi ritorno alla mia ricetta.
A volte la mattina per colazione cambio confettura per variare ma poi prendo quella di arance.
Quando apro un nuovo vasetto è una festa fatta di odore e colore.
Era la marmellata preferita da mio padre.
Me lo rivedo assorto nel mangiare, in silenzio.
Io lo guardo ma lui non ha nulla da dirmi: chissà cosa pensava.
Non me l’ha mai detto: forse era timido, forse riservato.
Mi domando se riteneva che non fossi idonea a condividere parole con lui vuoi perché ero “piccola”, vuoi perché ero donna e non potevo capire.
Forse me ne stavo lì rigida e ossuta incapace di comunicare incasellata com’ero in un ferreo protocollo familiare.
Fatto sta che nel mio strumentario non ho parole che fanno vibrare quando parlo di lui: i miei pensieri sono congelati.
Rimane la marmellata d’arance e quella lacrima che scendeva dall’occhio destro mentre gli chiedevo perché aveva deciso di andare via.
La marmellata non è mai uguale e ognuna impasta ricordi e rimpianti, sapori e colori che attraversano il cuore
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Io mangio solo marmellata di arance, mio padre mangiava solo marmellata di arance…avevamo il ns barattolo in famiglia non piaceva a nessuno
Molto “amara” la tua marmellata, quella marmellata…sa di abbandono, fa male al cuore, ma vi ha uniti..Non lo dimenticare
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Anche io ricordo lacrime mute, intraviste tra le ciglia. Amare ancora di più, perché mute, con il dolore di non capire ed il dubbio di esserne causa, senza parole ognuno resta chiuso nella sua stanza. Però i tuoi pensieri sono “congelati”, immutabili nel tempo, sono parte di te per sempre. E le arance sono amare, come l’infinito, che non finirà, del verbo amare.
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