Sogno

Ho fatto un sogno – di Rossella Gallori

Ho fatto un sogno…
…la stanza era troppo piccola, ci conteneva malamente, il soffitto sembrava quasi sfiorare le nostre teste, il tavolo lungo e stretto ci costringeva ad una promiscuità imbarazzante, lei, alla mia destra rideva, agitando i lunghi capelli, lui alla mia sinistra, premeva la sua gamba sulla mia, fumandomi negli occhi, conversavano rumorosamente tra di loro ignorando le mie difficoltà, le mie “tante penne” si erano coalizzate contro di me…abbandonando il mio scrivere, confusa e disturbata stentavo a finire il mio compito…gli altri restavano immobili, statue di cera, impotenti ai miei sguardi non sembravano in ansia, eppure il super visore era di la, ci stava aspettando, mi stava aspettando…
Alzavo gli occhi verso il capotavola in cerca di aiuto, nemmeno un sorriso, uno sbatter di ciglia, sembrava non vedermi…
Il testo non era male, forse un po’ sconnesso, sapevo nel mio dentro che il finale sarebbe piaciuto, anche se un senso vero e proprio non ce lo aveva, nemmeno il lettore più volenteroso, ci avrebbe perso del tempo…
Con gli occhi pieni di lacrime aspettavo il mio turno, colpa del fumo, dall’ansia e forse della rabbia per non esser riuscita a liberarmi, della maleducazione dei mie compagni.
Appoggiata al muro scrostato aspettavo rileggendo a bassa voce la fine del mio breve saggio : servirono piccole nuvole su minuscoli piattini di cristallo…. Servirono piccole nuvole su minuscoli piattini di cristallo….
Non fui chiamata, in lontananza qualcuno ancora rideva …delle mie piccole nuvole…..
Poi, poi, mi sono svegliata, gli occhi gonfi…l’odore di tabacco, che non c’era…

Gente come noi

Gente come me – di Rossella Gallori

…E Marcello…
Amava i gatti pregiati, a pelo lungo, ma raccattava quelli randagi a due zampe, persone come lui, un po’ sole, viveva di palestra, in palestra, sorrideva sempre, anche quando l’ udito lo aveva un po’ abbandonato e gli occhi vedevano ma non guardavan più, sotto Rayban dalle lenti buie.
Ci siamo conosciuti una vita fa ma se dovessi dire quando, sarei inesatta, ma credo che abbia poca importanza…sicuramente più di 30 anni.
Alla fermata dell’ autobus, del 14…quella “ delle case minime” ormai la chiaman tutti così, ed è inutile dire : rocca tedalda 3 …tanto nessuno capirebbe…
Era li, Marcellino, le spalle da armadio, bicipiti bene in mostra sotto magliette così aderenti da soffocare pure la sua tartaruga, rasato a zero, lucido come una mela….
Gli ho rivolto io, per prima la parola, un po’ perché zitta non ci so stare ed un po’ perché sono attratta dalle persone che gli altri sembrano evitare…ne ho collezionati tanti di personaggi: l’ intagliatore, il polacco, la matta, il dirigente finto, lo spacciatore vero….
Vai in centro? Domando
Si a riprender le gatte, poi le porto in palestra
Vanno in palestra?
Nooooo io !
E giù risate, mi sembrava tanto più giovane di me, forse per come si vestiva, per chi frequentava, senza le gioie, ma senza gli affanni della famiglia, sempre circondato da amici belli, palestrati come lui..
Per un periodo è stato il compagno di una che conoscevo, più grande di lui, forse un po’ tantino, ma chi stabilisce queste cose….li vedevo abbracciati, evitati, lui sembrava sereno, lei felice…
Poi gli anni son passati, lei è volata da qualche PARTE in cielo, lui ha continuato la sua vita, messa a rischio da qualcosa in più che forse non doveva prendere…
Ma per me Marcello resta e resterà sempre l’ amico “ di tram” quello che coniò il soprannome a mia madre, la chiamava “ la Signora” si salutavano dalle piccole finestre, di un ghetto che per loro era come via Tornabuoni, incuranti di chiacchiere, di “ ciane a bischero”
Lo chiamavano big Jim…mastro lindo…per me era Lui e basta…pantaloni Nike, t-shirt ..ed ora quel bastone bianco, di cui non si lagnava. Faccio un po’ di orientamento mi basta poter prendere l’ autobus, andare in palestra ….e sorrideva.
Da poco avevo visto un suo amico, Marce sta bene, te lo saluto!!! un altro e raccatato , ho pensato…
Ieri ho aperto il giornale e non ci ho voluto credere…ho cambiato occhiali: Marcello P. è morto…il maestro dei culturisti, ci ha lasciati, infarto e via…
Stamani ho letto sul giornale altro, compreso la tua età che credevo tanto lontano dalla mia, ci separavano solo 5 anni…
I tuoi compagni di palestra si occuperanno dei funerali… erano la tua famiglia…e da tali si comportano…
Scusa Marce se non vengo, stamani, ti ho suonato il campanello, speravo di trovar qualcuno, ho solo trovato una signora un po’ marocchina che mi ha detto che ti ha soccorso lei, ma l’infarto è stato fulminante, non hai sofferto… ciao Marcellino gigante buono, cuore d’oro…ti aspetto domani alla fermata delle” case minime” la nostra.