Il temporale – di Cecilia Trinci

Comincia con un brontolio lontano e lampi bianchi che accendono la notte. Il mare non si vede più, avvolto in un grumo nero. I marinai in viaggio devono pregare già e mi sveglio pensando a grandi onde nere. L’albero ondeggia e sembra perdere l’equilibrio ad ogni sventagliata. Poi arriva il rumore di fiume in piena: una cascata d’acqua si scaraventa sul tetto, sulle pareti, contro i vetri. L’acqua si rovescia, si contorce , sbudella piante e terra allagando tutto quello che incontra in pozze tormentose, punteggiate di schizzi malvagi. I lampi illuminano a giorno accompagnati da rimbombi che fanno eco nello stomaco, proprio vicino al cuore. La vallata verso il mare raccoglie e amplifica echi esplosivi. I rami secchi cadono, lo scroscio accompagna i lamenti delle foglie verdi che non vogliono morire. I gatti tacciono, nascosti. Le coperte non bastano a tenere a freno il terrore e neppure il freddo. E se la pioggia entrasse? Se il vento scoperchiasse il tetto? Se entrasse la notte come il lupo dei tre porcellini? Il gatto arriva e si nasconde ma resta vicino. Protegge e si fa proteggere. La pioggia aumenta…sembra un aereo a reazione, un tornado…cresce il vento e ululano anche i muri. Nella notte, fuori, come mille lampioni accesi per attimi infiniti si rischiarano terra e cielo contemporaneamente. Non si regge l’ansia che cresce…anche se sotto sotto si capisce la bellezza della tempesta. Mi affaccio, attraverso i vetri leggeri, su tutte le sfumature di un nero infuriato. Scommetto su quanto potrà durare e per fortuna perdo. All’improvviso, un attimo prima che la paura raggiunga il massimo, mentre un chiarore rosa sale dai monti, il vento smette di colpo e il tuono più forte è anche incredibilmente l’ultimo. La pioggia si fa leggera, diventa piano piano un ticchettio sommesso. Qualche tuono rimbomba ancora in lontananza , ma piano, come un saluto. Sale una fioca luce che sembra dire “buongiorno, nonostante tutto!” . Il ticchettio ora è una ninna nanna sul tetto, che fa compagnia che consola…che dice dormi…dormi…dormi. E piano piano si torna a dormire, cullati, abbracciati dai fiori che bevono.