Sulle due virtù,
ovvero se sia meglio vivere o sopravvivere – di Luca Di Volo

Insomma, questa storia sul vivere o sopravvivere non mi vuole uscire dalla testa.
Lascio ad altri più profondi e sapienti il compito di analizzare le suggestive implicazioni di questo dilemma cornuto.
Invece a me basterebbe capire un po’ meglio le ragioni per cui a furia di pensarci mi è venuto solo un gran mal di testa…senza ricavar nulla che abbia un valore universale.
Che probabilmente non c’è, intendo come regola generale. Già, perché nella vita di ognuno di noi, secondo me, capitano ambedue questi modi di essere e siamo l’uno o l’altro in base a svariate cause, comprese le circostanze che favoriscono o l’una o l’altra scelta.
Cominciamo però dal primo corno del dilemma: ”sopravvivere”.
In generale, nell’uso comune questo termine ha una sia pur lieve connotazione negativa: chi si limita a sopravvivere, in un regime dispotico, oppure sotto un capufficio insopportabile, o in situazioni simili, si piglia un po’ l’etichetta di “vile” perché non ha il coraggio di ribellarsi.
Ma anche per sopravvivere ci vuole coraggio.
Già, perché innanzitutto si può sopravvivere senza alcun merito(siamo sopravvissuti all’incidente, siamo sopravvissuti al cataclisma..).Ma anche qui siamo nella massima ambiguità: chi lo dice che non ci sia merito e coraggio in queste vicende? Si può sopravvivere ad un incidente o perché si è stati previdenti, o perché in quel momento abbiamo avuto i riflessi pronti ed abbiamo avuto il coraggio(appunto) di fare la mossa giusta..
Si sopravvive anche col cinismo, con freddezza, ma sempre col coraggio di una scelta, anche se negativa. Come chi si vende al potente di turno.
Si potrebbe continuare, ma questi modesti esempi secondo me bastano a mettere in evidenza l’ambiguità del termine.
Il secondo corno è più difficile: ”vivere”.
Questo invece ha un’accezione positiva, vitale(appunto), un esortazione famosa: ”Viviamo, o mia Lesbia, ed amiamo”,.un inno all’amore come forza della natura.
Ma anche qui c’è l’ambiguità: vivere non significa sempre vivere “bene”e godere dei doni che abbiamo davanti.
“poveretto, ha vissuto una brutta vita, con quella moglie (o quel marito)”, ”ha vissuto una vita segnata dai dispiaceri..”
Allora il poveretto, ha vissuto o è solo “sopravvissuto?
L’unica cosa che a parer mio accomuna i due termini è il “coraggio”, di chi vive o sopravvive, ambedue segnati dalla sorte dei mortali,
E io lascerei da parte gli eroi, i grandi uomini che hanno segnato i nostri grandi passi avanti. Che hanno vissuto, sì, nel senso pieno del termine, ma che hanno dovuto anche piegarsi per sopravvivere, come gli scienziati tedeschi sotto Hitler, per fare un esempio.
Insomma, ho dissertato su questi termini ma il mal di testa mi è rimasto.
Secondo me sono domande messe in giro dai produttori di aspirine e antidolorifici vari.
Come va col mal di testa? Spero meglio! Comunque sì, il coraggio ci vuole davvero, che si viva o sopravviva a volte ci “costa” davvero tanto…
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Raramente il mal di testa è letale, spesso è solo un intervallo molto noioso, tra dubbi insistenti.
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Proprio così Rossellla.😔😔
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Così è se vi pare…
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Fosse tutto bianco o nero sarebbe forse più facile..ma molto più noioso tutto sommato.È dall’intreccio che vien fuori il bello e il più vero. Hai risolto benissimo malgrado il mal di testa il rebus ..che rebus in fondo non è.
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