Una tramonto nel vento – di Luca Di Volo

Quella sera, all’imbrunire, e nonostante il freddo pungente e il vento che ululava gelido, volli salire sulla terrazza del Pincio. A quell’epoca lavoravo a Roma e dopo una giornata di lavoro “Romana” avevo bisogno di aria, anche se sottozero.
In effetti quel tipo di tempo era abbastanza inconsueto per la capitale, nota per il suo clima mite.
Non era sempre stato così. . la Roma dei Cesari era notevolmente più fredda di oggi, il che aveva fatto pronunciare al Duce nel terribile inverno del ’42 la famosa frase sul clima e gli Italiani…. Sorrisi. . e gli Italiani gli avevano creduto.
Con questi pensieri sbucai sulla famosa terrazza. Nessuno. Proprio come avevo immaginato. Ed era anche quello che desideravo: solitudine e un panorama, a dir poco, insolito.
Già. . il sole, tristemente invernale, ma ancora fulgido, stava riaffacciandosi dalle nuvole nere che ricoprivano il resto del cielo. Gettava una luce giallo sanguigna sulla visione dei tetti e dei colli.
E io mi beavo di quel panorama fine di mondo…
Certo però che il vento fischiava forte. Girai lo sguardo per individuare una panchina tra tutte le altre, ovviamente deserte, e riuscii a trovarla.
Però, con grande stupore vidi che era occupata.
Quindi c’era qualcun altro che come me era d’umore nero.
Fu giocoforza, chiedendo scusa e permesso, sedersi accanto al mio compagno.
Questi era assorto non so in quali pensieri e fece appena un gesto cortese e accondiscendente spostandosi leggermente, per poi tornare a fissare un punto lontano, immerso ancora in imperscrutabili pensieri.
Lo guardai di sottecchi perché il suo aspetto, ma ancor di più il suo abbigliamento, mi avevano abbastanza colpito da suscitare la mia curiosità.
Capelli nerissimi, quasi violacei, naso leggermente aquilino. Lineamenti decisamente aristocratici, anche un po’ sdegnosi. Il colorito: leggermente abbronzato, con sfumature color rame che il sole sanguigno faceva risaltare.
Ma gli occhi, completamente neri, ma lucidissimi, parevano esplodere di luce propria, suggerivano l’idea di un’energia straripante ma contenuta. . e tuttavia pronta ad esplodere al minimo tocco.
Non potei resistere alla tentazione di saperne di più. . e cercai goffamente di imbastire una conversazione.
“Ehm”esordii”vedo che anche lei non si fa impressionare da questo tempaccio. . forse anche lei ama la solitudine che solo questo vento può regalarci in un posto tanto famoso… ”
Si voltò leggermente verso di me, dardeggiando quei suoi occhi fumosi.
Lo guardai meglio. . un principe (non ebbi mai dubbi su questa attribuzione. . doveva essere un principe). . un principe orientale?!Un cadetto esule e spodestato?!IL Vicino Oriente era abituato alle lotte dinastiche ereditarie. .
Ci fu un breve silenzio. Ma alla fine parlò. Una voce morbida, virile ma non troppo, dolce ma severa. Una voce d’angelo, pensai, e ne fui incantato.
“Sì, ha indovinato, mi piace la solitudine. . l’essere solo…mi fa sentire sicuro. . ”
Che risposta strana. Mi feci più audace. ”Scusi l’impertinenza. . ma. . posso chiederle come mai è qui a Roma?!”
“Oh” rispose”per me tutto il mondo è paese. Ma Roma ha un ché di speciale, per me. . mille e mille ricordi. . non tutti piacevoli”
Allora mi autorizzava a continuare. .
“Eh sì… ”solidarizzai” Eh sì… tutti abbiamo ricordi, alcuni tristi, alcuni lieti…. ma alla fine tutti troviamo il nostro equilibrio. ”
“Io no!” era un sussurro e un grido.
Rimasi bloccato, quale mai punto sensibile avevo toccato?!
Ma il personaggio si ricompose subito. E fu come se le parole troppo a lungo trattenute gli uscissero fuori contro la sua volontà.
“Ma sì…le dirò della mia vita. Tanto anche se andasse a dirlo in giro non le crederebbe nessuno. ”
Rimase un momento silenzioso, forse raccogliendo i pensieri.
“Immagini” cominciò ”immagini un regno. .. un regno felice, immensamente esteso e fuori del tempo. Ecco ”immortale “, come si dice qui.
“Ma l’ambizione… la sete di potere covavano anche in quel regno beato.
“Ci fu una rivolta. La guidava mio fratello. E vinse. Io e la mia fazione fummo scacciati, inseguiti. . maledetti.
“Non abbiamo riposo, e nessuno, in tutta la Galassia, vuol aver niente a che fare con noi…. eterni Olandesi Volanti…”
Non seppi che dire… il vento sembrava fare da contrappunto alla sua disperazione.
Però osai dire: ”Ma davvero non può far nulla. . ?! Lei a quanto mi dice era potente…un principe. . e suo fratello, un usurpatore. Davvero non può difendersi?!
Per la prima volta sorrise…
“E come. . ? Mio fratello ha il pieno controllo della propaganda. Ha convinto tutti, ma proprio tutti che io sia il “male” assoluto. Ed è per questo che non le dirò il mio nome. . Lo faccio per lei. Non deve saperlo. . e non lo sappia mai. . ”
Ma ormai ero stravolta dalla curiosità.
Lo pregai, lo implorai. . giunsi ad insultarlo.
Si mosse a pietà.
Sollevandosi verso il sole morente mi fece il dono.
“Saa. . taa. . naaa”
Ma forse era il vento terribile, non posso giurarci.
Non andai più al Pincio e poco dopo fui trasferito a Firenze.
Adoro il vento…e le creature che vi abitano…Racconto inquietante…infondo ci sono incontri…ed incontri
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mi piace il tuo periodo surrealista.
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Sì Carla…si tratta proprio di una passeggiata nel surrealismo ,dev’essere un effetto del covid..👀👀😀😀😀
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Luca sei uno dei pochi fortunati ad aver conosciuto Satana!!!! ahhhh…
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Una precisazione è d’obbligo.Qui il Satana della religione c’entra poco.È solo una metafora su come e a che punto una propaganda ben condotta da potenti possa arrivare ad incantare gli sprovveduti.Comunque grazie per l’apprezzamento😀😀
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