Paesaggi del cuore

UN POMERIGGIO A CACIO,

ovvero voglia di tranquillità – di Elisabetta Brunelleschi

Stavano mangiando l’ultimo spicchio di mela quando udirono la voce della Marcella:

– Nanda, la mandi con noi la Betta? Si va a Cacio –

A Betta si illuminarono gli occhi. A Cacio c’erano Laura e Lola, le compagne di scuola preferite.

Nanda si alzò da tavola e andò alla finestra:

– Quando tornate? –

– Prima di buio. –

– Ma deve fare le lezioni. –

– Le fanno insieme, dalle i quaderni! –

Dopo pochi secondi di silenzio Nanda si rivolse alla figlia:

– Vuoi andare a Cacio?-

Ma senza nemmeno aspettare risposta, rimise la testa fuori della finestra:

– Ma chi c’è? –

– Noi, io e Sandrino, si parte subito. –

Poi tornò a guardare Betta che felice, anche solo con gli occhi, le stava dicendo voglio andare.

Nanda tentennò un pochino, rammentò tutti compiti e alla fine andò in camera a prendere un grembiulino pulito. Mentre la bambina lo indossava, mise due quaderni e un golfino in un sacchetto.

– Per dopo, si raffresca, e non fare ingrullire mi raccomando! –

Partirono, Betta teneva per mano Sandrino, Marcella faceva strada.

Passando dalle scorciatoie attraverso i campi, in una mezz’oretta si arrivava a Cacio.

Arrivati alla villa dei Rosai, entrarono nella viottola degli ulivi, il sole tiepido dell’aprile ne illuminava le chiome argentee, nel terreno il grano già accestito riluceva del suo bel verde smeraldo. Sandrino saltellava e Betta gli andava dietro.

Dopo poco attraversarono la stradaccia e un’altra viottola li portò a villa dei Dolfini. Da qui in tre minuti raggiunsero Via Roma.

Marcella si fermò, prese in braccio Sandrino, dette la mano a Betta, guardò bene da una parte e dall’altra e poi attraversò strada.

Di là, fatti pochi metri di discesa, c’era Cacio, un semplice borghetto, con poche case e uno slargo che gli abitanti chiamavano piazzetta. Qui abitavano i genitori di Marcella e la famiglia del fratello.

Lola li aspettava affacciata alle scale di casa. L’accoglienza fu calorosa, baci e abbracci a Betta, alla zia Marcella e trastulli a Sandrino, il cuginetto.

Andarono in cucina, Anna, la mamma di Lola, aveva preparato la merenda, una fetta per uno di pane con burro e zucchero. Anche Sandrino mangiò con appetito, però aiutato dalla mamma, lui aveva solo due anni.

Finita la merenda le bambine sarebbero volute andare subito fuori.

– No- ordinò Anna – prima fate i compiti! –

Ubbidirono e si misero intorno al tavolo di cucina ognuna con il suo quaderno.

Anna e Marcella intanto chiacchieravano di stoffe; tutte e due erano lavoranti a domicilio, cucivano impermeabili per una ditta di Firenze. La ditta portava direttamente a casa le stoffe già tagliate e loro confezionavano il capo completo. Si lamentavano che i tessuti erano a volte così duri e resistenti che anche l’ago della macchina da cucire faticava a trapassarli, e poi gli occhielli, dovevano finirsi gli occhi, un puntino accanto all’altro, preciso, perché un occhiello mal fatto rovinava l’intero capo.

Si sentì un leggero bussare alla porta, Anna andò a aprire.

– Ecco la terza, ma le lezioni le hai fatte? –

Era arrivata anche Laura, sì, aveva già fatto tutto, anche la merenda.

Di corsa si unì alle amiche che da poco avevano anche loro chiuso i quaderni.

Se ne stettero per un bel po’ a chiacchierare: la scuola, le canzoni ascoltate alla radio e poi la domanda: “ma chi ti piace, dicci il nome”, e la conta sulle dita con la filastrocca “se questo dito schioccherà lui di certo ti amerà”. Che delusione la nocca che non schioccava!

Il tono della voce andava e veniva come musica, ogni tanto si alzava una risata. Sandrino girava intorno, ma loro continuavano con i bisbiglii segreti e lui non poteva essere ammesso.

Stavano cantando le canzoni dell’ultimo festival di San Remo, quando un allegro vocio salì dal basso, era la nonna di Lola, un donnone dalla faccia larga e pacifica, che arrivava dal campo con un corbello d’erba per i conigli. Le bambine scesero, giù c’erano le gabbie dei conigli e volevano vederli mangiare.

– State attente, perché graffiano.-

Avvertì la nonna, quando le vide mettere le manine dentro le gabbie per cercare di accarezzare le morbide pellicce.

Visti i conigli uscirono in piazzetta e si avvicinarono al Carabotto, una specie di circolo ricreativo, Lola si ricordava che dentro c’erano vasi di caramelle e un giradischi. Ma di giorno di lavoro la porta era chiusa, il Carabotto si animava un po’ la sera e soprattutto durante le feste.

Si sedettero allora sulla panca ed ecco arrivare Pino, un bambinetto di appena otto anni. Si divertiva a fare la ruota lì, nella piazzetta, con la mamma che gridava di stare attento perché su quelle pietre la testa si spacca. Le tre amiche ridevano, lo guardavano ammirate e lui continuava a volteggiare come una trottola.

Ma il tempo correva e dal terrazzo risuonò la voce della Marcella:

– Si va casa.-

Un no di tristezza partì come in coro.

– Via, via, sennò fa buio. Domattina a scuola vi rivedete. –

Mogie si alzarono e anche Pino se ne andò.

Le tre amiche si dissero ciao, Betta riprese le sue cose.

– Salutala la tua mamma, è tanto che non la vedo. –

– Quest’altra volta portate anche lei! – Esclamarono quasi all’unisono Anna e la nonna.

Ripresero svelti la via di casa, con l’aria che si faceva più fresca e i fiori che chiudevano le corolle. Sandrino cominciò a lamentarsi e la mamma lo tenne in braccio sino a casa.

Il sole tramontava quando Marcella chiamò Nanda dal cancello:

– Eccola, te l’ho riportata! –

Nanda fece capolino dalla finestra:

– Vieni, ti sei divertita? Sandrino che fa?-

– Si è addormentato! –

Betta salì le scale e si sedette in cucina. La mamma, riposto il lavoro iniziò a preparare la cena, alle sette e mezzo arrivava il babbo.

Che bel pomeriggio, che disegni indelebili si erano scritti nella memoria. 

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Autore: lamatitaperscrivereilcielo

Lamatitaperscrivereilcielo è un progetto di scrittura, legata all'anima delle persone che condividono un percorso di scoperta, di osservazione e di ricordo. Questo blog intende raccontare quanto non è facilmente visibile che abbia una relazione con l'Umanità nelle sue varie espressioni

8 pensieri riguardo “Paesaggi del cuore”

  1. Pitture di un territorio. Lavoranti a domicilio e merenda a base di burro e zucchero e le nostre campagne con gli olivi argentei .Bello Elisabetta.

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  2. Mi è piaciuto tantissimo quello che hai scritto e mi ci sono ritrovata anche perchè quei luoghi , quelle stradine, quelle viottole hanno fatto parte della mia fanciullezza e in quei personaggi ho ritrovato casa

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