Sapori di solitudine – di Chiara Bonechi

Non vedeva l’ora di stare un po’ da sola ed aspettava quel momento ogni giorno con la stessa intensità. Le bastava mezz’ora da passare al sole sul terrazzo o distesa sul divano, di solito dopo pranzo in compagnia di una tazza di caffè.
Dopo il primo sorso già si sentiva piena di energia e assaporava la libertà di scegliere cosa fare.
Capitava che guardasse nel vuoto, quel vuoto pieno di cielo, di voli di uccelli, di distese erbose, di sole e di ombre, capitava che aprisse il libro alla pagina segnata e continuasse la lettura, capitava che si perdesse nei pensieri.
Voci e rumori i grandi assenti, intorno solo pace.
Quella solitudine significava riposo.
Da mattina a sera un gran movimento, i bambini, il marito, la scuola, la spesa, il pranzo e la cena, sempre qualcosa di tutto questo o tutto questo in una sola giornata, difficile un momento per sé.
La solitudine le era essenziale, era un respiro profondo che le faceva percepire l’aria nei polmoni e in ogni ansa del suo corpo, le restituiva il tempo e la mente ma sapeva bene che senza le gioie e gli affanni delle sue giornate, senza quegli affetti che le riempivano la vita, non avrebbe apprezzato i momenti di solitudine che riusciva a regalarsi.
Non avrebbe saputo come stare davvero da sola.
Da giovane donna diventò vecchia, non più affanni nella giornata, i silenzi avevano invaso la casa, poche erano diventate le uscite e tante le attese.
Da vecchi si attende il telefono che squilla, un campanello che suona, la voce di un figlio o di un nipote che fa palpitare, il racconto di una vita che vivono gli altri, quelli che ami e che speri ogni giorno ti tolgano un po’ di solitudine.
Bello,tenero ,vero,un abbraccio forte.
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Bello Chiara. Dolce come la tua persona.
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concordo….
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Vivere della vita delle persone che si amano, questo è il massimo intento della vecchiaia,potrebbe sembrare riduttivo invece è partecipazione, altruismo uscire da sé per vivere negli altri. Forse è la fase più etica della vita.
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Molto bello davvero.
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