Ferite di oggi – di Cecilia Trinci

Sono meno di cinquecento passi. Li ho percorsi stamani, uscita prima delle otto per andare al forno a comprare il pane e poche altre cose. Un viaggio, con mascherina soffocante e guanti di gomma, vissuto passo dopo passo gustando l’aria fresca, il canto sottovoce di migliaia di uccellini felici e mentre il respiro si faceva difficile per tutti quegli ostacoli sulla bocca e sul naso ho alzato gli occhi su un cielo pallido e azzurro, indisturbato dalle nostre paure e follie. Ho assaporato ogni piccolo pezzo di quel percorso, lentamente, come se ogni passo fosse il primo e l’ultimo di tutta la vita. L’asfalto sconnesso, i piccoli sassi sparsi, la rete del giardino del centro Tecnico di Coverciano con i suoi prati, al di là, verdissimi e soli. La siepe di leccio altissima, ancora ben pettinata e i merli che zampettano sul bordo dei campi di calcio deserti, il fresco piacevole che sfiora quel poco che rimane scoperto del viso. Ho pensato alle musulmane con il chador, al caldo che verrà, alle mattine pulite e ignare di solo poche settimane fa, alla vita che scorreva affannata, scaraventata ora nell’angolo dei miraggi. Dicono “passerà” ma non so se ce la farò io a vederla passare, se sarò in tempo a ritrovare i miei bambini che crescono senza di me, se questi cinquecento passi, che diventano mille andata e ritorno, potranno tenermi sveglia e viva per un futuro che già era diventato corto e incerto di suo. Torno indietro con una spesa parca eppure preziosa, conquistata, conto gli ultimi passi e ho paura a rimanere ancora fuori, appoggio appena lo sguardo sullo scivolo dove giocavo incosciente con i miei bambini, lo scivolo vuoto, muto, terribilmente triste che non voglio guardare e giro l’ultimo angolo di questa doppia L che è diventata i miei 10 minuti di aria e rientro in casa come fossi braccata da qualche mostro invisibile. Torno, chiudo, aspetto. Un altro giorno comincia.
intenso. triste. hai descritto lo sgomento
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Descrivere il pensiero di tanti, narrando il proprio vivere…mi sento un animale dentro una recinsione elettrica, un metro in più e sono.. siamo fulminati…
Bello leggerti
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Una bella descrizione vera e spontanea senza voler dimostrare niente, solo ciò che si sente.
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Cambiamento forzato,mancanza dei propri cari .Silenzio sensazione di vuoto, dolcezza
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Sono i nostri passi solitari e silenziosi, quelli che facciamo oggi.
Ci guardiamo intorno e non c’è nessuno. Tendiamo l’orecchio e il silenzio ci parla
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