Ricordo un pescatore – di Sandra Conticini

Era bello andare sul molo al tramonto e vedere tutti quei pescherecci che partivano per andare a pescare. Mentre passavano alcuni pescatori ci salutavano e si allontanovano piano piano finchè non scomparivano laggiù dove pensavo che finisse il mondo. Erano tanti e grandi, poi in mezzo c’era qualche barchetta piccola che pensavo dovesse affondare da un momento all’altro. Tutte le barche avevano 2 o 3 reti che venivano buttate giù e ritirate su con una manovella e questo era il lavoro per tutta la notte. La mattina all’alba, quando rientravano, in faccia ai pescatori si poteva leggere o l’emozione o la disperazione in base a come era andata la pesca.
Era bello vedere scaricare le cassette di piene di pesce fresco, alcuni erano ancora vivi e a volte sento ancora il sapore di quel pesce che ora non riesco più a trovare.
Una volta un pescatore molto anziano ci raccontò che per fare quel lavoro ci vuole molta passione, ma anche competenza perchè bisogna conoscere i venti, le correnti e spesso si parte con l’idea di andare in un posto, poi durante la navigazione si cambia rotta perchè non è possibile.
La sua vita era stare sotto le stelle a cielo aperto con la brezza del mare in faccia in attesa che sorgesse l’alba, ma a quell’età non lo poteva più fare.
In tanti anni passati in mare ho sempre detto: -Vado a pesca e non vado a lavorare –