Ascoltiamo bene questo video. Contiene molte parole “scintilla”….ognuno può trovare la sua!
Raffaele Morelli
Una scintilla può essere ALTROVE.
Oppure IMPERFEZIONE
Oppure FERITA (ma nessuna ferita è per sempre)
Oppure RICORDO.
Mi piace l’idea di Morelli per cui I BUONI RICORDI SONO QUELLI PER IL FUTURO, quelli cioè che danno luce nuova e buona sul presente.
E ancora:
I ricordi buoni non sono quelli che ci tengono legati alle nostre ferite, ma sono quelli che ci danno indicazioni positive per vivere meglio il presente.
Non ho avuto bisogno di allontanarmi troppo, l’ho trovata lì, a due passi da casa mia, l’ansa del fiume dove mi sono fermata e ho teso la canna in attesa di una storia.
Ho pescato quella di una casa a due piani e dei suoi abitanti.
La casa è all’interno di un cancello verde, al centro di un piazzale di ghiaino, la vedo dalla mia finestra.
Intorno al piazzale aiuole con rosi, ranuncoli gialli e un albero di pesco.
La porta d’ingresso è dalla parte opposta al cancello e dalla strada si vedono solo le finestre, le stesse sopra e sotto.
La casa fu abitata da due fratelli, ciascuno con la propria famiglia, moglie e un figlio maschio il più anziano, moglie e una figlia l’altro.
L’appartamento di sopra si diversifica dal sotto per una veranda che sporge verso il fiume sul confine, è quindi leggermente più grande oltre che più luminoso .
Ed è forse perché più grande che insieme al figlio minore abitava la mamma dei due.
Oltre la casa si estende un grande appezzamento di terra diviso a metà, il confine è segnato da un filare di viti.
Appena ho abitato la mia casa vicino alla loro, soprattutto a primavera e in estate , seduta sul terrazzo ho iniziato a conoscere i due fratelli che, al ritorno dal lavoro, si fiondavano nel campo a fare l’orto o la vigna.
Anche le rispettive mogli uscivano di casa nel tardo pomeriggio e anche loro zappettavano per abbellire una parte del campo con vasi di fiori.
Dei loro figli, cugini con poca differenza di età, ricordo le voci melodiose, entrambi avevano il dono di saper cantare come usignoli.
L’armonia che si respirava osservando quel brulichio di persone laboriose mi teneva compagnia.
Un giorno, lo ricordo caldissimo, ero nel bagno a farmi i capelli, quando fra il rumore continuo del phon sentii un gran movimento di ghiaia spostata e grida.
Ebbi l’impressione che qualcosa di grave stesse accadendo e non resistetti dall’affacciarmi alla finestra.
Fu un attimo ma in quell’attimo riuscì a vedere il fratello maggiore che, con un forcone in mano, rincorreva la cognata e lei strillando e correndo cercava di salvarsi infilandosi nella porta di casa.
L’immagine mi terrorizzò.
Non ho mai saputo qual era stata la miccia che aveva innescato tanto fuoco.
Seppi poi da confidenze ora dell’uno ora dell’altro che le divisioni degli appartamenti con annessi aiuole, marciapiedi e terreno non li trovava d’accordo e mai li trovò.
Per anni abbiamo sentito grida, si sono visti arrivare carabinieri più volte in protezione di chi si sentiva attaccato, finché il fratello del piano di sopra si è trasferito e l’appartamento è stato affittato.
Il più anziano ha trovato così la sua pace o per lo meno sembrava ed ha continuato a trascorrere ore in quel campo lavorando l’orto e la vigna; regalava con piacere a noi vicini insalata, zucchine e pomodori freschi in cambio dell’attenzione ai suoi sfoghi.
Era un buon uomo, affettuoso e generoso ma quelli che lui sentiva soprusi gli facevano scattare una rabbia furibonda, incontrollata.
Eppure tante sere d’estate, soprattutto dopo la morte della moglie, mi ha fatto compagnia appoggiato alla rete di recinzione guardandomi annaffiare e impartendo consigli su come curare le piante.
Io lo ascoltavo, era davvero sapiente in questo.
Poi si è ammalato e le forze per lavorare il campo lo hanno lentamente abbandonato.
Mi diceva “chi sa che ne sarà di tutto questo quando io non ce la farò più!”
Aveva ragione. Dopo la sua morte ho visto il degrado di quella casa e del terreno intorno ed ho rivisto il fratello che ha messo in vendita il suo appartamento
Era bello andare sul molo al tramonto e vedere tutti quei pescherecci che partivano per andare a pescare. Mentre passavano alcuni pescatori ci salutavano e si allontanovano piano piano finchè non scomparivano laggiù dove pensavo che finisse il mondo. Erano tanti e grandi, poi in mezzo c’era qualche barchetta piccola che pensavo dovesse affondare da un momento all’altro. Tutte le barche avevano 2 o 3 reti che venivano buttate giù e ritirate su con una manovella e questo era il lavoro per tutta la notte. La mattina all’alba, quando rientravano, in faccia ai pescatori si poteva leggere o l’emozione o la disperazione in base a come era andata la pesca.
Era bello vedere scaricare le cassette di piene di pesce fresco, alcuni erano ancora vivi e a volte sento ancora il sapore di quel pesce che ora non riesco più a trovare.
Una volta un pescatore molto anziano ci raccontò che per fare quel lavoro ci vuole molta passione, ma anche competenza perchè bisogna conoscere i venti, le correnti e spesso si parte con l’idea di andare in un posto, poi durante la navigazione si cambia rotta perchè non è possibile.
La sua vita era stare sotto le stelle a cielo aperto con la brezza del mare in faccia in attesa che sorgesse l’alba, ma a quell’età non lo poteva più fare.
In tanti anni passati in mare ho sempre detto: -Vado a pesca e non vado a lavorare –
Ditemi, l’avete più visto l’Arno in questi tempi di quarantena ?
Il colore dico ! Un colore pulito, trasparente come mai l’avevo visto.
E l’aria ? Avete respirato quest’aria incredibilmente nuova, pulita, tersa, fresca in queste giornate limpide piene di sole.
LO SO, NON SI PUO’ USCIRE !
Ma vedere una Firenze meravigliosa, bellissima, con le sue strade a misura d’uomo deserte, libere da qualsiasi nevrosi, dove ci sono solo i cani che portano a spasso i loro padroni con la museruola, dove la poca gente vuole assaporare l’ebrezza di camminare nel mezzo di strada in questa assurda domenica dove regna un silenzio irreale, rotto soltanto dalle sirene delle ambulanze che ci ricordano la terribile realtà che stiamo vivendo.
Beh, tutto questo mi fa pensare che la NATURA, stufa di tutte quelle false promesse di quegli omuncoli che si credono onnipotenti , ha detto BASTA !!!
Ci ha fatto capire che ci può distruggere con un nulla che nemmeno si vede, una semplice, maledetta influenza.
La puoi deturpare quanto vuoi, la NATURA vince sempre e la sua potenza è devastante.