La lingua di mare sul Gargano – di Carmela De Pilla

Per Lucia era inconcepibile vivere senza il mare, era la lancetta che scandisce tempo, la forza che spinge a ritornare così fin da quando era adolescente ogni anno, nel solito mese di agosto approdava nella casa di famiglia che si affaccia sul mare.
Quel momento era per lei un libro incompiuto in cui scrivere ogni estate un nuovo capitolo e tutte le volte c’era da raccontare una nuova storia perché quel nido raccoglieva gli affetti di un’intera famiglia costretta dagli eventi a vivere in spazi e tempi lontani.
Ogni volta che ritornava proiettava sul grande schermo una vecchia pellicola ripassando a rassegna i ricordi di una vita e ancora oggi nella grande sala c’è un pannello su un’intera parete che incornicia e racconta la storia di tutti attraversando generazioni diverse.
Si rivedeva sedicenne mentre giocava sulla spiaggia con i due fratelli, le corse, i tuffi, le lotte sulle spalle nell’acqua, le immersioni per prendere al largo i cannolicchi e il mare diventava testimone del loro affetto, della spensieratezza e voglia di libertà.
Rivedeva suo padre e sua madre ancora giovani mentre costruivano la casa poi nonni e ora assenti, le figlie e i nipoti ancora bambini poi ragazzi e ora adulti e lei ogni anno diversa.
È una lingua di mare del Gargano questa situata difronte alle isole Tremiti e lo spettacolo che si presenta agli occhi in ogni attimo della giornata è sorprendente.
Qui , anche se siamo sull’Adriatico si può vedere magicamente il tramonto e spesso Lucia si recava sulla grande terrazza per sorprendersi ogni volta di quel paesaggio sempre diverso.
L’immensità del mare si incontrava con quella del cielo in un bacio appassionato e il sole scioglieva i suoi caldi colori in quella distesa, come su una grande tavolozza creava giochi di mirabili sfumature e lei si lasciava trasportare in quella straordinaria bellezza seguendo pensieri disordinati.
Lucia sentiva scorrere nelle sue vene lo stesso mare e la mattina presto mentre tutti ancora dormivano lei si recava sulla spiaggia a correre, col tempo si accontentò di fare lunghe camminate, arrivava fino al canale che unisce il lago di Lesina al mare e poi ritornava verso casa.
Le piaceva lasciarsi sfiorare la pelle dalla brezza mattutina, guardava i gabbiani ancora assonnati e l’acqua trasparente che faceva intravedere le increspature della sabbia disegnate sul fondo dalle onde, ogni tanto un pescatore che tirava le reti a riva.
Quando il mare era calmo, arrivata al traguardo un po’ accaldata, si concedeva un bagno rigeneratore e si lasciava andare in quell’ intimità che c’era sempre stata tra lei e il mare così iniziava una nuova giornata sotto un cielo propiziatorio.
Queste immagini mi hanno fatto pensare a quanto sia affascinante il profumo del mare e la ninna nanna della sua risacca. Sensazioni senza tempo. Bello
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Bei ricordi di vita,bello il rapporto col mare.
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Si immaginano anche i profumi di quella parte di Puglia.Bello
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