L’albero e il canneto – di Anna Meli

Quell’anno l’estate era stata veramente torrida, tutti eravamo stanchi di quel clima afoso e aspettavamo ardentemente l’arrivo dell’autunno.
Anche la campagna ne aveva risentito e aveva assunto dei colori bruciaticci; gli alberi in particolare stavano già perdendo le foglie aride e accartocciate. Giunsero finalmente le prime piogge a rinfrescare la terra e ogni cosa sembrò brillare in modo particolare come se un filo di tristezza si fosse posato su ogni luogo.
Là, in fondo, fra il bosco e i campi, c’era un albero spoglio e ingiallito con accanto un canneto che, non essendo più stato tagliato, cresceva in modo anomalo a ciuffi disordinati e per metà secchi.
Quella scena mi riportava indietro nel tempo e in altre stagioni della vita. Sentivo quel luogo e in particolare quell’albero come un amico immobile e fedele. Da piccola, con altri ragazzi, ci ritrovavamo là alla sua ombra a far merenda, ognuno col proprio panino e la bottiglietta dell’acqua e non mancavano giochi inventati, bonarie canzonature, storie di paura che i più grandi raccontavano per sentirsi importanti e assumere atteggiamenti protettivi verso i più piccoli spaventati e timorosi.
Col passare del tempo nacquero storielle fatte di tenerezza e bacetti innocenti e l’albero sempre là fu punto di riferimento di incontri. Mi sembra di sentire l’eco di voci lontane: “Ci ritroviamo domani, stessa ora, ciaoooo!”
Poco tempo fa mi è venuta voglia di ritornare all’albero con i miei nipotini e l’ho ritrovato più alto, più vecchio, come me, ma con rami allargati come se volesse abbracciare qualcosa o qualcuno. Un nido ormai vuoto si dondolava lassù in attesa della primavera l’albero amico di sempre e di tutti lo avrebbe protetto a lungo.
Mi piace come Gianni di il filo dei ricordi e gli dai una nuova veste.
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