Faticosa solitudine – di M.Laura Tripodi

La strada scelta era fra le più faticose, ma dicevano che sarebbe stata anche la più breve.
Invece la boscaglia ci aveva inghiottiti in sentieri che non si riconoscevano. Forse una volta erano stati dei tratturi, ma gli animali non c’erano più da tanto tempo e la vegetazione si era allargata in maniera selvaggia, forse obbedendo a un proprio disegno.
La giornata era nebbiosa e si sentiva l’umido che entrava nelle ossa. L’orientamento era andato, ma oltre gli sterpi si intravedeva una distesa azzurrina e immobile che poteva essere cielo o mare, o entrambi in un abbraccio confuso.
Si percepiva anche un profumo sconosciuto. Come lupi che fiutano l’aria cercavamo di riconoscere un aroma, ma anche gli odori sembravano abbracciarsi e confondersi. Forse stavano imitando il cielo e il mare.
Affaticati e anche un po’ preoccupati ci fermammo per fare il punto della situazione. Era tanto tempo fa e l’unico strumento a nostra disposizione era un sole pallido e malaticcio che stava tramontando.
A ovest, dovevamo andare a ovest seguendo il cammino del sole.
Il gruppo si era riappropriato degli zaini, qualcuno si scuoteva la terra di dosso.
Appoggiata a quel solitario albero stecchito avrei voluto rimanere lì, anche io unica superstite in un deserto di sterpi, natura addormentata, fatica e solitudine.
Anche tu sei brava…
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