Flash – di Gabriella Crisafulli

Era l’ultimo anno dell’Istituto Magistrale.
All’improvviso si ritrova libera: sua sorella rimaneva a casa.
Lei camminava con Maura e Rosanna lungo il corso.
Portava al guinzaglio un cencio.
Gli parlavano.
Le loro voci si alternavano.
“Vieni Fufi, vieni con noi a passeggio”
“Dai, da bravo, non ti fermare ad ogni albero”
“Che bellino che sei con il tuo cappottino nuovo: ti piace vero?”
“Sii educato: non abbaiare ogni volta che vedi un altro collare!”
Tutte e tre ridevano come matte, piegate in due dal divertimento.
Non è cosa di tutti i giorni parlare ad uno straccio trascinato per terra.
Non è cosa da poco vedere gli sguardi e sentire i commenti delle persone che incrociavano per strada.
La gioia di fare una cosa assolutamente idiota è potente.
Per una volta era uscita dal vaso.
Non era una pianta messa lì in bella mostra nel salotto per essere ammirata come perfetta incarnazione dell’efficacia di un moderno modello educativo, applicato rigorosamente.
È vero, c’era una seconda figlia ma su di lei si glissava.
Era sulla prima che si accentravano i riflettori: niente trucco, niente gonne corte, parlantina sciolta, sorriso smagliante, nessun amico ed un fidanzato lontano che legittimava la proibizione di qualunque svago.
Ma non quel giorno.
Quel giorno aveva la sua età.
Per una volta non era una pianta.
Per una volta non si trovava tra le mummie del Club prestigioso al seguito dei genitori, dove subiva la corte di uomini molto più anziani di lei.
Per una volta non era la custode di sua sorella.
Per una volta non le toccava il ruolo della bella figlia del Comandante circondata dai sottoposti di suo padre.
Era una scema tra le sceme e con le sue compagne di classe si divertiva da matti.
La foto era lì nella stanza a certificare una storia iniziata e mai tessuta.
Aveva un gran mal di testa.
Sentiva solo il bisogno di un paio di bicchieri di vino.
un flash intenso, disarmante, commovente, da leggere in silenzio con rispetto profondo
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Vorrei invitare questa ragazza nel mio “tubonido” ……
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