Una foto ricordo

Nonna sulla panchina – di Chiara Bonechi                                                                                

                                                                                                                     

Affacciata alla finestra aspettava e sapeva che non avrebbe mancato il suo appuntamento pomeridiano.

Infatti eccola la sua nonnina, quasi trainata dal volpino bianco al guinzaglio che abbaiando annunciava che erano lì, appena dietro l’angolo.

“Nonna!”esclamò la bambina.

“Scendi, non farmi salire”diceva spesso la nonna,”vado sulla panchina dalla Maria!”

E si avviava là dove Maria l’aspettava, come avveniva ogni pomeriggio di sole, da primavera fino all’estate.

L’aspettava per chiacchierare e non era sola, anche Giuliana spesso usciva di casa e si sedeva vicino a loro con i guanti da ricamare, fili colorati di moulinè, aghi e forbicine.

A capo basso, creando con abilità particolari roselline rococò, pur essendo più giovane ascoltava volentieri e più volentieri lavorava ascoltando le due anziane amiche disquisire sui cibi cucinati, sulle nuore e sui figli, talvolta anche su Gesù, le preghiere e la Messa.

E intanto le ore del pomeriggio scorrevano, le donne così passavano il tempo, serenamente.

Ogni tanto la nonna si voltava per vedere se arrivava la sua nipotina, avrebbe interrotto per un po’ le chiacchiere e se la sarebbe coccolata dondolandola sulle ginocchia e canticchiando la filastrocca di staccia buratta o cavallino arrò arrò.

La bambina accorreva con il pane della merenda in mano.

“Nonna, ora finisco di mangiare e poi giochi con me!”

Mentre gustava la fetta di pane guardava con curiosità le abili mani che ricamavano roselline rococò e rimaneva attenta alle parole che passavano da una bocca all’altra a formare frasi per lei spesso senza significato.

Il tunnel in foto

Tunnel luminosodi Vanna Bigazzi

Dicono che appena morti, entriamo in un tunnel che sfocia in un cielo luminoso. Mi chiedo cosa accadrebbe, cosa si vedrebbe se guardassimo all’inverso, ovvero se fossimo nella parte luminosa e lanciassimo  un fascio forte di questa luce in questa fantastica galleria: per vedere cosa c’è sulla terra…

Il raggio tanto potente e carico di un vento poderoso, staglierebbe ai margini del tunnel, alcuni umani colti di sprovvista, poiché giunti a quell’imboccatura da una tiepida spiaggia di un mare calmo ed azzurrino. Le loro figure, scure contro il sole, si muovono in una danza improvvisata e sconnessa: la danza di chi si sente catapultato, oltre la propria volontà, dentro il mondo, in una vita mozzafiato.

Suggestioni di una bottiglia verde

L’universo in bottiglia – di Vanna Bigazzi

Una bottiglia magica

scorre fra le nostre mani.

Onde oscillanti ad ogni movimento,

creano un cosmico fluido serpeggiante.

Astri antichi danzano in ellittiche galassie,

gas e polveri si fondono in occulte foschie.

Nel cielo notturno compaiono aurore.

La luce del sole è calata:

colori mutano mistiche atmosfere.

Miriadi di piccole stelle

nuotano lente e confuse

in sinistre maree di alghe violacee.

Cielo e mare si uniscono

Nel sinuoso magma universale.

Foto tre

Sei personaggi – di Mimma Caravaggi

Sono sei grandi amici e si conoscono da anni. Amano la danza, ballare è il loro scopo più importante, è il loro sogno. Vorrebbero fare, sempre uniti tutti insieme, un grande spettacolo pertanto sperimentano forme coreografiche diverse e divertenti, inusuali. Dedicano tutto il loro tempo libero per riunirsi e danzare un pò dovunque sempre alla ricerca dell’originalità. Il bisogno di libertà e credere in qualcosa di diverso li accomuna. Nella danza trovano i loro sogni la loro libertà di espressione e li fa evadere da un mondo in cui sono costretti a stare. Tutti questi loro ideali si ritrovano al momento della danza. Nelle case, che ormai calzano troppo strette, restano il tempo giusto perché non vedono l’ora di evadere e ritrovarsi. Non vogliono perdere questo senso di unione e libertà che hanno faticosamente acquisito nel tempo e nell’amicizia che permetterà un giorno di realizzare i loro giovani sogni.

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