“Il cielo più bello non esiste” – di Carla Faggi

Il castello che si vedeva in lontananza era immenso, aveva tante e tante torri, ponte levatoio e si stagliava contro un cielo stellato stupendo, il più bel cielo che Carla avesse visto.
Le sue amiche le dicevano che per possederlo doveva aspettare un principe azzurro che ce la portasse.
Carla un po’ aspettò, ma era di carattere impaziente e poi gli piaceva fare le cose da sé!
Quindi, dopo aver ascoltato i consigli di sua madre, detta la Fata Morina, per i lunghi capelli scuri, decise: parto da sola e vado a conquistare il castello!
Prese tutto il necessario, scarpe comode, un maglione caldissimo perchè era un po’ freddolosa,e un sacco a pelo.
Chiamò la Fatina Morina e gli disse: non torno per pranzo e forse neppure a dormire. E si incamminò.
Il castello ed il cielo stellato sembravano vicini ed invece erano lontani lontani.
Cammina cammina Carla incontrò tante persone e paesi, anche un principe azzurro sul cavallo bianco da cui accettò un passaggio per arrivare prima al castello, ma poi scoprì che di principe aveva solo il mantello ed il cavallo. Quindi un po’ delusa scese e continuò il cammino da sola.
Avrei dovuto dar retta alla fatina Morina, pensò, mi aveva detto che ero in grado di arrivarci da sola e solo dopo averlo conquistato avrei potuto ospitare il cavaliere che più mi piaceva.
I paesi che incontrò furono tanti, alcuni ballavano e cantavano vestiti con abiti alla moda, altri erano tristi e soli, si sentivano inadeguati e cercavano se stessi.
Incontrò anche paesi che volevano fare la rivoluzione, e rimase un po’ lì con loro. Ci credeva nella rivoluzione, pensava che tutti avrebbero potuto avere un loro castello e tanto, tanto cielo stellato.
I rivoluzionari gli piacevano ma la rivoluzione non le riuscì, allora andò avanti.
Cammina cammina si accorse che camminare era bello, la soddisfaceva, arrivava quasi sempre dove aveva deciso, e quando non ce la faceva continuava l’indomani.
Ogni tanto alzava gli occhi al cielo e cercava quella stella laggiù laggiù che gli sembrava tanto bella. Era sempre lontano lontano, però erano così belline anche quelle stelle sopra di lei che sembravano tanto più vicine.
Infine arrivò vicino ad una quercia e ci si sedette sotto. Che albero stupendo, pensò, si sentiva tranquilla e allo stesso tempo eccitata!
Forte e protettivo, sapeva di casa sua. Rivoluzionario però, le foglie le perde non in autunno ma a fine inverno, per dare generosamente spazio alle gemme.
Gli sembrava che quella quercia fosse un castello e poi sopra, quel cielo era bellissimo anche se non c’era quella stella laggiù laggiù.
Si sentiva proprio bene, cosa era successo? Non sapeva spiegarlo, forse erano stati i paesi in festa che aveva incontrato, o quelli tristi e riflessivi, forse le rivoluzioni, quelle riuscite e quelle fallite. Oppure l’essersi messa in gioco o la fortuna di aver trovato quella quercia, oppure semplicemente perchè sopra di lei c’era un cielo bellissimo.
Fu così che decise di ritornare a casa, tra l’altro aveva anche un po’ di fame.
Arrivò appena in tempo, la fata Morina aveva appena buttato la pasta.