ODORI, PROFUMI – di Mimma Caravaggi

L’odore che sale all’improvviso vola nel vento, mischiandosi nell’aria e ai ricordi: ritornano quelle strade piene di profumi e spezie, di tutte le volte che sono stata in Turchia, dove privilegiava l’odore del thè di mela. Veniva offerto non solo ai turisti ma a chiunque, in ogni negozio dove trovavi un caldo sorriso ed una bella accoglienza, dove venivi rispettato e accudito perché eri un possibile compratore. Le strade erano piene di personaggi di qualsiasi età che trasportavano enormi vassoi con tanti bicchierini di vetro dalla forma sinuosa ed elegante, che facevano dondolare come una lenta altalena, affrettandosi verso i negozi affinché la buona bevanda ristoratrice, arrivasse calda e profumata. Il suo profumo di mela ti raggiungeva ovunque e le narici si riempivano del sapore come lo avessi già gustato. Era bello fare shopping ad Ankara o Istambul, ti sentivi protagonista. Tutti i negozianti ti invitavano ad entrare ma senza insistenza solo con un gran sorriso e con grazia. A volte mi sentivo quasi in colpa per essermi lasciata dietro uno di loro. Inoltre c’era l’esposizione della merce in grande quantità. Gli occhi venivano attratti dalle luci, dai colori o dai profumi intensi e si perdevano, a volte spaesati dal gran luccichio di oggetti preziosi d’oro e d’argento, ma non si stancavano mai, pur fermandosi passo dopo passo a guardare le tante vetrine di ogni genere, dai bar per gustare qualcosa di ben caldo ai negozi di generi alimentari, pieni di odori speziati, alle gioiellerie con l’Occhio di Allah che vigilava su tutto e tutti, all’abbigliamento. Un tripudio di cose, colori, luci e profumi che inebriavano. Le strade erano piene di vita, di grida e di gioia pur nella povertà. Se i negozi molto accattivanti ti incuriosivano e ti attiravano, i negozianti erano bravi nella contrattazione accompagnando sempre l’acquisto con una storia vera o inventata ma che ti teneva incatenato lì nel negozio fino alla fine. La mia visita ad Ankara ed Istambul e in Cappadocia sono le vacanze che ricordo ancora e sempre molto volentieri. Ho visto cose bellissime e provato il gusto orientale dei ristoranti che mi hanno colpita molto perché non mi aspettavo, venendo dall’Italia, di poter mangiare così tanto buon cibo, un’esplosione di sapori semplici ma ottimi. La loro frutta e le loro verdure non avevano, all’epoca, mai sentito un pesticida erano piccoli, bitorzoluti, bruttini esteticamente ma il loro sapore mi ha riportato indietro nel tempo quando anche noi mangiavamo verdure e frutta di stagione non ancora contaminate dai pesticidi. Così ricordo la Turchia dove anche se con gran rammarico e tristezza ho lasciato Vera, mia madre che lì ha vissuto i suoi ultimi anni. E’ lì, seppellita in un gran cimitero pieno di verde con accanto una maestra di musica. e sopra alla sua tomba possono sostare gli uccellini a bere. Quando è morta è stata trattata con abluzioni d’acqua e lavande profumate, come è tipico dei loro morti.
Così risento la Turchia, i suoi sapori, i suoi odori… i miei ricordi.