Odore di popolo

Odore di popolo – di Carla Faggi

Sono in una piazza piena di gente.

Tanti odori diversi tutti insieme. Li sento tutti, alcuni li riconosco, sono vicino a me.

Altri si mescolano, arrivano da lontano, creano solo confusione.

Tutti questi odori mi stancano, decido di tornare a casa.

Sono stremata ma appena sento i miei odori familiari mi rilasso. Li riconosco tutti, uno per volta, tranquillamente.

Rifletto, ricordo, attorno a me stimoli e pensieri.

Penso ai posti che ho visitato, ai loro odori. Ogni popolo, ogni luogo, ogni cultura ha il proprio odore, di cibo, di clima, di religioni. Odore di popolo.

Profumo di Sicilia

Profumo morbido – di Roberta Morandi

Quei biscotti racchiusi nel barattolo appena aperto, lasciano una scia profumata di cannella e mandorle che mi portano a Palermo, in una delle tante pasticcerie dove si produce la martorana, una pasta di mandorle che a mangiarne troppa risulta stucchevole, ma se la assapori a piccoli morsi ti porta al settimo cielo del gusto. La sua morbidezza al tatto è pari alla sua scioglievolezza  un po’ granulosa al palato. Un peccato di gola colorato di impossibili sfumature e forme. Un godimento unico e se chiudi gli occhi mentre odori e poi assapori ti porta fin nel grembo materno… salvo poi svegliarti con mille sensi di colpa.

Profumo lontano

Pot-pourri – di M.Laura Tripodi

Non è una cosa sola. Sono tante, mescolate, imbrigliate e confuse. Eppure ciascuna di esse è particolare e nasconde una sua essenza. Come coriandoli in un sacchetto, come frammenti di vita che si incontrano e si scontrano, ma rimangono sempre inconfondibili nella loro unicità.

In quel suk, ad Aleppo io mi ero persa. Pare che sia il più grande mercato del mondo. Centinaia di straduzze coloratissime che si intersecano tutte uguali, piene zeppe di mercanzia e di persone.

Io non trovavo più gli amici.

Calma, ci voleva calma. Ma io ero nel più completo panico.

Mentre cercavo di controllare il battito impazzito del mio cuore, non so come, in quel baluginio di colori, fra odori forti e sconosciuti, un aroma mi ha colpita con dolcezza, completamente estraneo a quel luogo così lontano da casa.

Ivoire di Balmain.

Era il profumo che usavo quando Enrico era piccolo, ma poi non è più stato importato in Italia.

Dopo moltissimi anni  un’amica lo ha trovato a Parigi e me lo ha regalato.

Enrico, ormai uomo fatto, dandomi un bacio ha esclamato: “Che buon profumo di mamma!”

Profumo di the

Bianca – di Carmela De Pilla

Era diventata un’abitudine per Bianca affacciarsi alla porta a vetri che dava sul giardino per assistere ogni volta a uno spettacolo nuovo.

Quella mattina mentre  preparava il the vide distrattamente quei colori e ne fu rapita, l’alba si era appena affacciata lungo i profili sensuali del Pratomagno, il rosa intenso si intrecciava con il rosso rubino e il giallo faceva capolino per confondersi con il bagliore del cielo.

Bianca ne rimase talmente affascinata che, ancora in pigiama, si diresse verso il centro del giardino per lasciarsi avvolgere da quella bellezza.

Guardava con meraviglia, ma dove guardava? Nel vuoto di quell’immensità.

I suoi pensieri volavano liberi verso quella luce profonda, appassionata e i sogni si accavallavano senza nessuna logica.

Quanti sogni!  Aveva bisogno di sognare Bianca, soprattutto ora.

Poi la brina fredda e pungente la scosse e stretta nelle spalle dal freddo si avviò verso l’uscio, non era nemmeno entrata che si sentì pervadere dall’odore del the ancora fumante lasciato sul tavolo, persino la cucina era stata penetrata da quel profumo di menta e alloro che lei stessa faceva essiccare nella stagione giusta.

Al caldo ritrovato e accogliente si abbandonò a quel piacere e si lasciò coccolare per avviarsi verso una nuova giornata.