Attesa da far paura – di Laura Galgani

Era in quella stanza ormai in penombra da un tempo breve, ma le sembrava già infinito. La bottiglietta d’acqua che aveva portato con sé, e che aveva appoggiato sulla tovaglia azzurro cielo a pois bianchi, di quelle fatte di una plastica che vuole assomigliare alla stoffa, rilanciava piccole scintille di luce, appena percepibili al suo sguardo ansioso.
Dalla bottiglietta trasparente, inconsistente solo in apparenza, i suoi occhi si spostavano in continuazione, nervosi, al vaso di terracotta poggiato lì accanto, color terra di Siena con un ramage di foglie d’ulivo dipinte a mano da un artigiano che lei frettolosamente giudicò poco esperto, avendo inciso senza troppa grazia dei solchi grossolani nella creta ancora fresca.
Nervosamente percorreva quei tratti, e ogni foglia le sembrava un presagio di malasorte: i bordi neri si legavano inevitabilmente ai pensieri ansiosi che le prendevano la mente e il cuore. I fiori secchi dentro al vaso, privi di vita ormai da tempo, non facevano che acuire quella sensazione di secchezza che provava nella bocca, quasi dovesse masticarli uno ad uno mentre attendeva il temuto responso…
La tua minuziosa e nello stesso tempo leggera descrizione mi ha rimandato agli intrecci complicati della vita che spesso ci passano inosservati (o non riconosciuti?)
"Mi piace""Mi piace"