Occhi color frittata

Il vaso rubato – di Rossella Gallori

Continuavo a ripetere a me stessa, che ero capitata li per caso, o quasi…

Il grande portone cigolò, lo spinsi con tutta me stessa, traballai, sui tacchi “fuori ordinanza”

L’ingresso era poco illuminato, ma caldo ed accogliente, le piccole appliques di cristallo riflettevano un’immagine di me più snella, più giovane, una “ me” più gradevole, che aveva solo fame di sogni …. Avevo ancora in tasca il suo biglietto  diceva: ti aspetto…con l’ora e l’ indirizzo, un cartoncino microscopico di color miele d’acacia…una scrittura così piccola  da esser quasi illeggibile, ai miei occhi astigmatici , quasi…

Salii in fretta le scale, la guida di velluto cremisi, copriva del tutto i vecchi gradini di pietra serena , vantava aste di ottone ben rifinite da piccoli  pomelli a forma di testa di cigno, la lucida piastra  determinava la fine di quel mio lento ed ansioso percorso , inciampai malamente nell’ unica vite sporgente, non bussai, atterrai letteralmente sulla sua porta,  che si spalancò sotto il mio peso….lui era li con i boxer di lino azzurro a pallini bianchi, le giarrettiere sfilacciate sorreggevano calzini semilunghi in filo di scozia grigio polvere…in testa una patetica retina fermacapelli….Sorrise, socchiudendo occhi color frittata di carciofi, ma fu per poco…tolsi le mari jane con il tacco 12….e fugii, soffermandomi un attimo di fronte alla piccola consolle per afferrare e nascondere in borsa una brocca di coccio, con annessi fiori polverosi che a mo’ di pollicino, segnarono il mio percorso sulla guida vetusta ed elegante …. Scansai, per fortuna la vite sporgente, non caddi…..non vacillai

Scintille

Anima nelle cose – di Vanna Bigazzi

Piccole scintille di fuochi gioiosi,

monocolori,

si aprono allo spazio

esplodendo in fili fuggitivi.

Sotto una foresta di sterpi intricati,

impenetrabile e impervia.

Momenti diversi di vita

Raccolti e accolti da un’anfora rosa.

Steli secchi s’innalzano e attendono il cielo.

Io e gli oggetti

Paura – di Carla Faggi

Fiori beige in un vaso beige.

Non è cilindrico, non è bombato, è solo un vaso beige.

Allungo la mano per prenderlo. Mi fermo. Non posso! Ho paura di romperlo.

Mi paralizzo. Sento di odiarlo. Voglio spostarlo ma non posso.

Mi faccio coraggio, allungo di nuovo la mano, lo sfioro appena.

È freddo, scivoloso. Lo odio ancora di più!

Mi guardo attorno, non c’è nessuno! Allora la mia mano lo prende.

Ne godo il possesso, lo guardo dritto nelle palline beige dei fiori beige.

Sospiro e poi lo scaglio nel muro!

Silenzio. Liberazione. Non ho più paura.

Gli oggetti e il conforto

Gli oggetti e il conforto – di Sandra Conticini

Quell’astuccio brillantinoso sulla tovaglia celeste a pallini bianchi con sopra  un paio di occhiali appoggiati al telefono, vicino ad una bottiglia azzurra con un sorso d’acqua, confinante con la penna fucsia che termina  in alto con un fiore verde, mi infondono sicurezza. Se avessi bisogno di vedere ho gli occhiali, come se avessi sete, bisogno di aiuto o di scrivere qualcosa ho tutto ciò che mi puo servire.

Gli oggetti e le parole

Stecchi nel vaso – di Nadia Peruzzi

Stecchi in un vaso. Braccia tese senza vita, senza linfa, senza cuore. La vita che c’era se n’è andata da tempo.

Il vaso vicino alla finestra riflette i bagliori dell’incendio che sta arrivando.

Il secco in breve diventerà nero del tutto. Tizzone ardente in mezzo a mille altri tizzoni e non resterà che cenere. Solo il vaso, forse, si salverà in questo mare di fuoco .

Il terrore attanaglia. È un attimo che sembra eterno. La sirena in lontananza suona un canto di salvezza. Il respiro si distende, è meno teso mentre immagini il vaso con i suoi fiori secchi al suo solito posto davanti alla finestra. 

Gli oggetti e le parole

La tavola color cielo – di Stefania Bonanni

Solo al mattino la tavola mostra nudo il suo rivestimento. La tovaglia color cielo di primavera,  cosparsa di rotonde nuvolette bianche, piano piano, con lo scorrere delle ore, sparisce sotto una miriade di cose lasciate cadere da chi le passa vicino, e appoggia,  o butta, o solo dimentica le cose che in quel momento aveva in mano,  rientrando in casa. Si può capire chi c’è ed anche, ugualmente, chi manca, dalla presenza sulla tavola delle chiavi della  macchina, ed allora il babbo e’rientrato, o della borsa della zia, cenciosa e morbida, una di quelle  che possono contenere il mondo intero, rossa e nera, e significa che lei è  in casa : non sarebbe mai uscita senza. Le bottigliette, sempre dimenticate con ancora qualche sorsata all’interno, le lasciano proprio tutti. Ora chi esce si porta dietro la bottiglietta d’acqua, ma al rientro lascia il contenitore, semplicemente,  in qua è in là.  A questo proposito la tavola con la tovaglia azzurra casca proprio a proposito.

Gli occhiali poi, quelli utili per vedere da lontano, rientrando sono la prima cosa che viene abbandonata. Lo stesso succede per gli occhiali da sole,  per il cellulare, per la borsa della spesa, in definitiva per tutto quello che si tiene in mano. Compaiono pacchetti di fazzolettini di carta, cappelli di lana da inverno, sciarpe, biro, riviste.

Per fortuna, chi si leva le scarpe le lascia per terra, rientrando.