
Incontro – di Stefania Bonanni
Di certo nessuno me lo chiederà mai, ma se dovessi parlare di me, mi paragonerei ad una scorza di albero. Rugosa, spaccata, piena di ferite, ma leggera. All’apparenza, quasi un libro con le pagine un po’ aperte. Ma poco scostate, non si legge neanche una parola, da fuori. Sono un uomo di cui si sa poco, solo perché a nessuno è mai interessato davvero chiedere . Così, sono stato solo, tutta la vita. Solo, a guardare un mondo fatto di gente che non sa stare da sola.
Ma non fa male, la solitudine, se non si conosce un altro modo di stare al mondo.
Eppure tutto finì, nel momento esatto in cui la vidi. Non riuscii più a levarmela dalla testa. Dopo che l’avevo vista passare lungo il mercato colmo di merci e gente frettolosa. Lei, l’unica a fermarsi calma e tranquilla ad osservare oggetti, sorridente e s volazzante. Questo fu l’inizio. Un pensiero indipendente, autonomo, che mi si affacciava nella mente all’improvviso, e mi costringeva a cercarla, ad uscire sperando di incontrarla. Da lì a cominciare a seguirla, il passo fu breve. Indovinai dove abitava, spiai le sue finestre. Vidi l’intimità dei suoi gesti domestici. Affaccendata, sporca, sudata, viva, indimenticabile. Era una calamità. Erano quegli occhi nocciola, così vivaci e pieni di scintille, di gioia e di risate. Erano quelli che mi avevano catturato in un attimo. In me c’era una lotta continua tra razionalità ed istinto. Fra la voglia di abbandonarsi all’immaginazione, e provare la concretezza di agire.
Sentivo la sua presenza, non so come fosse possibile, anche quando di lei non c’era traccia. Presi a consumare il mio tempo davanti a casa sua, nascosto. Sobbalzando ogni volta che sullo sterrato riecheggiavano passi, come se milioni di sassolini avessero cadenzato il ritmo di una clessidra.
Sentivo che il tempo stava per finire.
Riconobbi subito il giorno fatale. Sentii un movimento impercettibile alle mie spalle. Un’ombra cauta che attraversò la strada di corsa e si infilò nel portone della casa di lei. Vidi aprirsi le imposte della sua camera. Vidi lei. Un attimo. Non la scorderò. Indossava una sottoveste rossa, di pizzo. Intravedo il rosa della sua carne affacciarsi dai ricami. Vidi anche materializzarsi l’ombra alle sue spalle, lei che si girava e gli buttava le braccia al collo. Poi, come un lampo, uno schizzo di sangue si allargò sul davanzale, e l’ombra fuggì, con ancora in mano il coltello.
La ripeto da tanti anni, questa storia, ma tutti i testimoni hanno ricordato di avermi visto dietro di lei, al mercato, e per tanti, tanti giorni, a spiare le sue finestre.
affascinante il modo mirabile con cui le “frasi obbligatorie” del gioco sono state utilizzate creando un turbine emozionante.
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Appassionante, travolgente, da batticuore …
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Decisamente intrigante. Da esperta giallista!
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Mi colpisce la capacita di adoperare le parole,bello
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Perfetto, tutto ti appartiene, stupendamente tuo
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Grazie a tutti, troppo buoni.
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Brava veramente
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Sei veramente brava.Ammiro la tua spontaneità
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