Once upon a time (c’era una volta)– di Cecilia Trinci

Dieci anni: 3650 giorni più due per gli anni bisestili… 40 mesi di caldo estivo, un’infinità di nuvole matte che sono passate nei cieli azzurri, arruffate di libeccio, come piacevano a te, più di mille tramonti estivi, per la maggior parte rosso fuoco con striature aranciate, da aggiungersi agli oltre duemila non estivi passati inosservati, tra i muri di città. Dieci volte è arrivato luglio in modi diversi, fino a quest’ultimo che mi vede qui con due bambini nuovi nuovi che illuminano la vecchia casa in ogni grinza. Dieci anni che a luglio, il 13, mi affaccio a questa finestra sul mondo e ti saluto senza sapere esattamente dove sei.
Dieci anni che non vedo i tuoi cappelli “multidisciplinari”, il tuo passo solo tuo, la tua macchina sempre col serbatoio pieno “perché una macchina senza benzina è solo un mucchio di ferraglia che non va da nessuna parte”, pronta a partire, con dentro il tuo borsone da sopravvivenza capace di rispondere ad ogni evento imprevisto, il tuo sorriso di soppiatto di chi pensa “ciao gente, io vado….. e so dove andare…”.
3650 giorni, più due per gli anni bisestili, che non sento la tua voce, che non vedo le tue mani in tasca nei jeans, mentre snoccioli con gusto il tuo discorrere pacato, informato su tutto, appoggiandoti di più su un solo piede, mentre alzi gli occhi verso il cielo sorridendo come per dire “fate fate, dite dite, io so cosa voglio e lo sto raggiungendo”. 3650 giorni più due che non ti vedo sparire nel tuo “stabbiolo”-laboratorio da dove uscivi sempre (e proprio non si sapeva come) con l’oggetto utile fabbricato apposta per quel preciso istante. 3650 giorni più due che non intervieni più a consolare o a mediare o a risolvere, senza insistere troppo, con precisione chirurgica per poi sparire, con uguale disinvoltura, dentro la settimana enigmistica o il listino della borsa di Milano. 3650 giorni, più due, che non ti vedo dipingere paesaggi a memoria, quei paesaggi che non avevi bisogno di guardare dal vero perché li tenevi ben dentro radicati con tutti i loro bei particolari precisi. 3650 giorni più due che non ti vedo scegliere una bottiglia di vino buono e gustarlo a tavola come se in quel momento scendesse dal bicchiere tutta la pioggia argentina, tutti i raggi di sole, tutta la nebbia, la rugiada, e il vento e il buio delle notti con il canto dei grilli e i pomeriggi di cicale e scirocco e il gelo delle mattine acute di tramontana. Tutto questo tempo che non brindiamo più a qualcosa o a qualcuno, dieci compleanni che non ci sei, dieci anni che non vedi come siamo cambiate, quante cose ha fatto tua nipote e che bambini belli si sono aggiunti alla nostra vita. Ora avresti mille pretesti per assaporare con noi un buon vino scuro e dopo avere incrociato i bicchieri antichi chiuderesti gli occhi sognanti su di noi per dire più a te stesso che a noi, la tua frase preferita delle occasioni belle, che inizia così e non ha mai avuto un seguito:
“Once upon a time……….”