Gocce taglienti

Gocce taglienti – di Rossella Gallori

Era finito tutto,  un piatto di pasta fredda, servito male, lei era stata cestinata, sostituita…

Aveva bestemmiato in silenzio, pianto sogni, ingoiato parole e ricordi, senza digerirli mai…non sarebbe stata però, così vigliacca da negare che era innamorata e che non lo avrebbe mai odiato, nemmeno quando le appariva in sogno,  deridendola bonariamente, si qualche volta  lo avrebbe voluto morto, ma non lo avrebbe mai ucciso, non con le sue mani …no.

Poi quella sera, quel rumore freddo, gocce taglienti, come lame di Toledo, la riportarono indietro di mesi, di notti….stille d’acciaio le avevano aperto il cranio,  un ritmo cattivo ed incessante.

Qualcuno propose addirittura di riascoltarlo, una crudeltà involontaria, che le fece ancor più male…rimase ancor più  colpita quando venne identificato come: un suono d’ oriente, un sitar vibrante, un carillon…ed altre cose ancora….solo lei , allora , odiava quel meccanico rumore? E la riportava a quel commiato crudele?

Si alzò lentamente, tastoni trovò la finestra, il buio quando dura a lungo è solo una luce diversa, la spalancò….per respirare meglio….un attimo e….Il tonfo fu violento…eppure nel silenzio del tramonto nessuno si accorse di nulla….no, nessuno si accorse che se ne era andata

Suono ritmato

Quel suono ritmato quella sera – di Nadia Peruzzi

Quel suono ritmato dovrebbe indurre pensieri allegri. Io lo trovo angosciante. Ti entra dentro solo per attivare l’ansia. Senti il respiro farsi corto come quando ti aspetti qualcosa, con i sensi accesi e vigili,e tutto può accadere.

Nulla che sappia di positivo, tuttavia. E’ la goccia d’acqua che cade incessante e nella notte risuona come fosse nell’antro della Sibilla, amplificata come i cerchi che vedi nell’acqua allargarsi sempre più dopo aver gettato un sasso.

E’ un pensiero fisso che punge come una spina e lacera come un coltello.

La mente ritrova una sera lontana, a teatro, con mia mamma. Decidemmo per un concerto di sitar e per un bel tuffo in un Oriente non solo geografico e letto ma da ascoltare e percepire attraverso suoni e ritmi non nostri. Echi di mondi che più lontani non potevano essere.

La sera andò avanti con gran noia e un gran nervoso alle gambe che avevano sempre più voglia di mettersi a correre.

Non piacque a nessuna delle due quella serata. Eppure ci giocavamo il massimo di apertura mentale, disponibilità d’animo e curiosità. Tutto di testa e poco di cuore, però. Così ci trovammo inchiodate da suoni spezzati ,discontinui e incapaci per le nostre orecchie di tradursi in armonia.

In piccolo vivemmo un conflitto di civiltà e ci trovammo spiazzate.

Non osai dirti fino in fondo quanto mi fossi rotta le scatole quella sera che era nata come regalo per il mio compleanno. Eri così contenta nonostante tutto,che non me la sentii di ferirti con un giudizio troppo negativo.

Nemmeno dopo è mai capitato di tornarci sopra. Quella sera se ne andò così. Un suonatore, un bello strumento, arpeggi e suoni spezzati, invasivi come una goccia che cade e scava, cade e scava, cade e scava.