Nascita a vapore – di Luca Di Volo

Vedendola, avrebbe potuto ricordare la mitica officina del Dio Vulcano. Un’immensa spelonca, annerita dal fumo di mille fuochi riverberantesi fiammeggiando lungo le pareti, quasi un’ardente danza macabra.
Intanto, clangori metallici e struscìo di pesanti catene che raccoglievano i pezzi d’acciaio li spostavano per essere infissi, lavorati e poi assemblati.
E anche gli uomini, in quel luogo, sembravano mutati, quasi fosse avvenuta una strana simbiosi con l’ambiente:neri come le tenebrose mura, rossi nel viso come i fuochi, agivano con armonica e disumana precisione, lasciavano andare le pesanti mazze metalliche sul pezzo da incastrare o sulla mensola da smussare.
In mezzo a quest’inferno, stava prendendo forma lentamente “qualcosa”, un Moloch, un Leviatano che tra non molto avrebbe divorato tra fuoco e fiamme la terra e le distanze.
Potente, stava nascendo una grossa locomotiva a vapore, e come uno smisurato bebè, nato dal fuoco, già faceva udire i suoi primi vagiti fatti di fischi assordanti e getti incandescenti di vapore.
Potente, colorato, sbuffante, caldo, come uscito da un pentolone di magma
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