NEVE SUGLI ULIVI – di Laura Galgani

Incredula mi colse il primo fiocco di neve mentre china nel campo degli ulivi tagliavo rovi dai fusti nodosi avvolti in spire di spine.
Dopo il primo, una moltitudine di fiocchi si acquattava lenta sulle foglie grigio verdi, sull’erba color bottiglia, sulla terra bruna.
Attonita, mi accoccolai giù, vicina alle radici di un ulivo giovane, delicato, ma con la faccia all’insù, la bocca semiaperta.
In pochi minuti tutto era cambiato; il paesaggio non era più quello solito, che conoscevo così bene.
Non solo gli occhi erano increduli. Anche le orecchie restavano in allerta, stupite: sembrava che una mano invisibile facesse via via ruotare la rondella del volume della radio del mondo verso lo zero. I rumori – il traffico, in lontananza, il treno che fischiava, le campane che annunciavano la messa vespertina, gli storni che si levavano in massa dalle cime dei grandi larici poco distanti – tutto veniva risucchiato e attutito, assorbito da quei fiocchi di neve grandi come batuffoli di cotone che scendevano dal cielo, grigio e silenzioso, misterioso come non l’avevo visto mai.
Osservai bene il cielo, lasciando che i fiocchi mi cadessero sulla fronte, sulle sopracciglia, negli occhi, accarezzandomi con una dolcezza inaspettata e infinita. Era impossibile distinguere da dove venissero, leggeri e corposi insieme. Vedevo solo uno sfondo grigio e uniforme, e tanti puntini più chiari che via via diventavano grandi, avvicinandosi al suolo.
Dentro di me si fece silenzio. Man mano che il bianco si faceva dominante e rivestiva le foglie, i rami, i tronchi nodosi, l’erba, le zolle, ogni pensiero, ogni voce, fino a poco prima imperiosa dentro di me andava spegnendosi, ed io scoprivo, finalmente, la pace.
Ne avevo proprio bisogno.