Pelle di palloncino

ARCOBALENO FRA LE DITA – di Laura Galgani

Lo rigirava sotto i polpastrelli con grande incertezza. Era la prima volta che faceva esperienza di quella superficie liscia, omogenea, né fredda né calda. Non sapeva quanto fosse resistente quello strano materiale, e dosava la forza con cui lo stringeva, per paura di romperlo.

Nessuno gli aveva spiegato alcunché; mani solerti gliel’avevano porto senza parole, poggiandolo delicatamente sul suo grembo, come fosse una nuvola, una nuvola strana però, su cui poteva poggiare le mani. 

Lo fece ruzzolare più volte su e giù fra le gambe e il torace, aspettandosi che succedesse qualcosa, ma non accadeva niente. Provava curiosità, ma anche rabbia. Sì, rabbia! Voleva sapere che nome dare a quella cosa che si ritrovava sotto i polpastrelli, e che colore avesse, a che cosa servisse … il non poterlo sapere lo portava a strusciarci le dita sopra con più forza, avanti e indietro, di lato, di sotto e di sopra, a seguirne la curvatura, così omogenea, sempre uguale. Ma ecco che, ad un’estremità, qualcosa interrompeva la liscia superficie: un gonfiore turgido si ergeva misterioso. Che cos’era? Tastò meglio, era un nodo. Sì, un nodo! Allora capì. Le maestre, a scuola, gli avevano letto delle storie in cui i bambini giocavano felici coi palloncini colorati e alla fine li lasciavano volare su nel cielo, tutti insieme. Lui non ne aveva mai visti. I suoi occhi erano bui, da sempre.

I passi sulle scale, rapidi e sicuri, lo richiamarono a sé. Era suo padre, lo riconobbe dal ritmo con cui i piedi battevano sugli scalini di pietra. Entrò nella stanza e gli fece una carezza sulla testa appena gli fu dietro, scarruffandogli i capelli, senza dire niente. Questo bastò ad Enzo per sentirsi felice. Suo padre era tornato. Anche se non parlava riusciva ad esprimere con piccoli gesti tutto il suo amore. E lui in quell’istante amò la vita ancora di più: per suo padre che non parlava e per il suo palloncino fra le dita. Anche se non poteva sapere di che colore fosse, non importava: poteva immaginarlo ogni giorno di un colore nuovo.