Una vittoria salgariana – di Luca Di Volo
Quella tavola di compensato stava lì, muta, ma sembrava lo guardasse per sfidarlo….e a lui pareva sussurrasse: ”tanto non ci riuscirai mai…”
Il peggio era che anche lui rimandava come un’eco questo convincimento: infatti era rimasto fermo, imbambolato di fronte al dover fare… insomma partorire qualcosa…Neanche l’orgoglio gli era d’aiuto; c’era una gara tra compagni di classeper chi avrebbe fatto il lavoro più bello, più originale..e lui sapeva che, più o meno, tutti erano più bravi …come manualità era abbastanza…..come dire..:spastico? Sì,questa forse era la parola giusta: spastico.
Per distrarsi da quel pensiero deprimente, cercando di non pensare a quella che sarebbe stata la sua sorte l’indomani, quando si sarebbe presentato a mani vuote….insomma per uscire da quella specie di oscura marea, si tuffò in una lettura che era la sua passione e il suo rifugio: quel Salgari che lui pronunciava Sàlgari e che invece, una volta adulto, avrebbe scoperto che tutti lo chiamavano Salgàri, unacosa che per lui era quasi un’offesa personale.
Insomma, il libro dei Misteri della Jungla nera fece crollare le mura e le pareti della stanza che si aprirono al sole bruciante dei Tropici, con stordenti esalazioni sevagge di liane gonfie di succhi misteriosi.
E poi la scena..: una pattuglia di Thugs.., i terribili adoratori della Dea Khalì..armati del loro micidiale “kriss”, quel kriss malese tanto dettagliatamente descritto dalla sapienza dell’autore e così affascinante nella sua sinuosa forma serpentina.
Già..il kriss..QUEL kriss..il pensiero gli rimase fisso lì..uno struggente desiderio..ah, avesse potuto averne uno..ma non ce l’aveva, chissà dove si poteva trovare…Sobbalzò..trovare no, ma forse lo poteva “fare” con le sue mani..Rimase abbagliato da questa gloriosa constatazione..stregato addiruttura…Fatto sta che, afferrata la tavola di compensato (che ora non rideva più tanto) cominciò a lavorare, si tagliò, inveì contro la lama del traforo, si intestardì..mangiò appena, ma alla fine qualcosa che assomigliava a quel pugnale tremendo venne fuori…Passò la sera a lucidarlo, plasmarlo, dipingerlo, lo ornò perfino con pezzetti di vetro a mò di gioelli..(quelli non ce li aveva davvero)…Finalmente si fermò: la sua opera era proprio bella..ma soprattutto portava con sé il profumo stordente della Jungla Salgariana ..
Quella notte dormì poco..chissà, forse la mattina dopo le sue fatiche sarebbero state premiate..o forse no…ma non aveva importanza.