L’amico Andrea Bettarini ci dona questo racconto che è anche un piccolo gioco letterario. Mentre faceva delle ricerche sul modo di dire “a uria” trovò altre informazioni che lo portarono altrove, da cui…..
Un giorno mi passò per la testa di pubblicare questo breve racconto:
Questaè la storia di un re che per la conquista di nuove terre per il suo popolo e per la brama di grandezza mosse guerra alla città vicina cingendola d’assedio. Dal sicuro della sua reggia seguiva le operazioni militari condotte dal fedelissimo generale Obai. Tra i migliori guerrieri aveva schierato le trenta guardie del corpo delle quali faceva parte il devoto Iuar. Un mattino, all’alba, il re Vidad svegliatosi salì sul giardino pensile dal quale poteva godere della vista della sua città avvolta ancora dal torpore notturno. Il suo sguardo fu attratto da una bellissima forma femminile che, nuda, faceva il bagno aiutata da una giovane serva. Il re Vidad volle sapere chi era quella donna che lo aveva incantato. Gli fu risposto che si trattava di Aebasteb moglie del guerriero Iuar. Il re mosso dalla brama di possesso fece condurre Aebasteb a palazzo, manifestò alla donna il suo ardente desiderio, e Aebasteb, obbediente, si concesse al suo sovrano. Qualche tempo dopo Aebasteb si accorse di essere incinta, e della cosa fece partecipe re Vidad. Il re pensò di risolvere il problema concedendo al fido Iuar una licenza in maniera da potersi riposare dalle fatiche della guerra e poter giacere con sua moglie e far ricadere su Iuar, con l’inganno, la maternità di Aebasteb. Iuar rese grazie al suo sovrano per la licenza concessa, ma espresse il desiderio di rimanere ospite della guardia reale e non raggiungere sua moglie. Motivava il suo intento ritenendo ingiusto godere degli agi di casa mentre i suoi compagni pativano enormi sofferenze sui campi di battaglia. Il re Vidad, visto fallito il suo progetto ricorse a un espediente ancora più infame. Dette a Iuar un messaggio da consegnare al generale Obai al suo rientro nei territori di guerra. Il messaggio recava un ordine perentorio: Far combattere in prima linea Iuar, e nel culmine della battaglia, abbandonarlo in maniera che diventasse facile bersaglio per il nemico. Fu così che nell’attacco sferrato alle mura della città assediata il valoroso Iuar rimase isolato e fu ucciso. Il re Vidad, dopo il consueto periodo di lutto si unì in matrimonio con Aebasteb. Il ” Grande Spirito ” dio di quel popolo che nutriva grande ammirazione per re Vidad, si sentì offeso dal comportamento del suo protetto e volle punirlo. Il bambino, frutto della relazione adulterina, poco dopo la nascita si ammalò gravemente e, nonostante tutte le cure e gli sforzi disposti del re, morì…… La storia non terminò a questo punto. A chi ha avuto la pazienza di leggere fino a qui la facoltà di concluderla a modo suo.
Qualche giorno dopo:
Questa è la storia di un re…….. Cominciava così il mio ultimo racconto breve. Con un po’ di divertimento, che mi sono concesso, ho cercato di depistare i miei amici lettori. Perdonatemi non c’era assolutamente malizia. Il racconto è tratto fedelmente dalla narrazione biblica della storia di re David. Fino a poco tempo fa conoscevo David come un povero pastorello eletto dal Signore per essere la guida del Popolo di Israele. L’intrepido giovane aveva sfidato il gigante Golia annientandolo col solo uso di una fionda. Figura eroica luminosissima tanto da divenire simbolo, nella Repubblica di Firenze, di virtù e coraggio, contro i potenti nemici di allora. Recentemente ho letto nel secondo libro di Samuele che re David non era poi quel campione di virtù che fino ad allora avevo conosciuto. Ripeto il racconto è fedele alla narrazione biblica. Per imbrogliare un po’ le carte i nomi dei protagonisti li ho anagrammati, nulla più. Inutile dire che per chi vuol sapere come finì la storia, è bene rifarsi al profeta Samuele, senza dubbio persona certamente più autorevole del sottoscritto.