Passeggiare nella bellezza – di Nadia Peruzzi
Mi ha salvata il telefono. Anche i social hanno un loro perché. Il gruppo WA delle “Matite” ha suonato la sveglia e mi ha richiamato all’ordine. Aprendo il telefono è arrivato un messaggio della sera precedente: ”non ce la faccio a venire” c’era scritto.
Ecco lì, bella manata sulla fronte, condita da un mannaggia me lo ero dimenticata, già oggi è sabato!! Ingrano a fatica la mattina. Ho bisogno di far le cose con calma e per questo mi alzo, anche adesso che potrei fare altrimenti, molto presto. Mi ero vista a bighellonare per diverso tempo, accarezzando una vaga idea di fare un salto in centro, in tarda mattinata.
Invece, via! Preparazione rapida e fuori.
Luogo dell’appuntamento con le “Matite” raggiunto in tempo, poca attesa e al passo verso la meta della nostra prima escursione.
Con cento metri appena, la campagna si offre in tutto il suo splendore autunnale. Ancora non sono i colori carichi di rosso e di marrone, ma son già loro i colori caldi della stagione più colorata dell’anno! Giornata di sole, fortunatamente, solo qualche nuvola a punteggiare il cielo in lontananza.
Il caldo un po’ innaturale per il periodo si fa sentire quasi subito. In molte ci togliamo sciarpe e giacche. Compagnia più che piacevole, chiacchiere e un’ottima guida, la nostra Roberta che di Bagno a Ripoli e di Antella conosce di tutto e di più e lo sa trasmettere con passione e vivacità.
Il viale per arrivare alla villa è bellissimo. Con altri alberi, pur se molto meno cupi, mi ha fatto venire in mente, anche se in piccolo, il viale che porta a Bolgheri. La salita quasi non si sente distratti dai compagni di avventura e dalle bellezze che ci circondano. Piccoli putti segnano punti di sosta nei vari livelli.
Ci accolgono i proprietari e ci guidano verso la villa e il gioiellino che conserva: il Museo delle Carrozze. Ce ne sono di molto belle. A pensarci sono quelle che ci hanno fatto sognare nei film o nei libri che abbiamo letto. Le prime comodità per i viaggi, con i cavalli a segnare l’andatura. Al massimo il galoppo, per il resto in quei tempi lì era la lentezza a dominare. Il viaggio allora era molto molto più che arrivare rapidamente da un punto all’altro senza vedere niente in mezzo. C’era il “durante”, c’era l’avventura e c’erano pure i pericoli, talora. Il tempo del Gran Tour, e del Gran Tour in Italia nel quale si sono formati tantissimi grandi artisti europei. Abbiamo respirato un po’ anche di questa aria, stamattina.
Dal berceau una vista su Firenze, in lontananza, nitida nello splendore della giornata. Campanile di Giotto e Duomo svettano e dominano su tutto il resto e ci danno forse più che standoci sotto il senso della misura del loro messaggio. Chi li ha costruiti pensava in grande, dovevano essere smisurati in dimensioni rispetto alla Firenze di allora se lo sono ancora oggi che son circondati da palazzi di una certa imponenza. Si intendeva lanciare un messaggio al mondo conosciuto e a quello allora ancora sconosciuto e lo si lanciava in nome di una bellezza straordinaria. Che lezione per l’oggi chiuso dentro confini angusti dentro i quali pian piano il pensiero si è ristretto, e spesso siamo circondati da cose ordinarie e talora decisamente volgenti al brutto.
Mi sono rinfrancata. Mi sono sentita serena e soddisfatta, contenta di aver aperto il telefono al momento giusto.
La via del ritorno più agevole e ricca di scambi fitti sulle nostre impressioni e già orientati a costruire nuove avventure. Star bene in buona compagnia, alla ricerca del bello appaga, arricchisce e cura.
Alcuni particolari: