Stivali rossi tra le foglie – di Roberta Morandi

È una splendida giornata di fine estate, quasi autunno, quando l’aria è più fresca ma non ancora frizzante, il cielo è di un rosso pacato, non violento, che quasi vorresti affondarci le mani. È quel momento in cui le foglie dei platani non sanno se staccarsi e planare delicate a terra o aspettare ancora un poco.
Ecco, il viale è già pieno di foglie di tutte le sfumature del rosso e dell’arancio, e altrettante sono ancora attaccate, ed altre ancora sono lì, appese, in attesa di un soffio di vento che aiuti la loro incertezza.
Una ragazzina coi suoi stivali rossi, beata di quelle scarpe di gomma tanto attese con cui può scalpicciare ovunque senza paura di sciuparle, osserva pensierosa quel tappeto di foglie ai suoi piedi, pronto per essere pesticciato e sparpagliato. Si muove e inizia piano piano a smuovere quelle foglie tirando dei calcetti, ma piano, senza fretta, assaporando ogni gesto; il rumore le piace e la interessa, allora prova a scalciare più forte e via via si lascia prendere la mano, anzi il piede, dall’emozione immensa di correre scalciando quelle foglie rosse e non ancora morte, provocando quello stropiccio (ci vorrebbe un accento sulla i ma non lo trovo). E corre, e scalcia, e le foglie scivolano sotto i suoi piedi.
Poi di colpo si ferma. Davanti a lei due grosse scarpe e una ramazza. Un omone in tuta gialla le sta davanti con le braccia conserte, e la guarda.
Un trionfo di volori
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Colori
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Mi sembrava di esserci. L’ho fatto anche io e mi piaceva da morire il rumore, anzi il suono, delle foglie.
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