Torta di mele

LA TORTA DELLA MAGICA SIGNORA – di Dana Carmignani

mele

Mi faceva la torta di mele la mia mamma.
Non è che facesse solo questo. Comandava anche un esercito di cuochi e sottocuochi e camerieri nel ristorante di mio padre. “ Nel mio ristorante!” diceva lei, e aveva ragione perché se non ci fosse stata, mio padre non avrebbe potuto far niente.
Nella versione lavorativa avevo avuto modo di vederla quelle rare volte che ero andata a Milano, ma era in quella versione casalinga che non l’avevo vista mai.
Per fortuna o per sfortuna mia, capitò in quel tempo, che nonna si facesse male e fosse impossibilitata a muoversi, e da Milano arrivò lei per accudirla nel periodo di ripresa.
Era difficile con quel lavoro che potesse mancare all’appello, di solito a turno venivano altri membri della famiglia, ma in quel momento no, quella volta arrivò in tutta la sua dolcezza e io per la prima volta nella mia vita capii cosa si provava ad avere una madre.
Non che fosse meglio di quello che provavo con nonna, era però diverso quell’amore, e pur se lei rimanesse, fedele a se stessa e alla persona schiva e distante che era, io finalmente percepii ciò che tutti al mondo dovrebbero percepire: la sicurezza. Era quella sensazione che mi meravigliava , che riempiva un vuoto che finalmente capivo che c’era stato, solo perché poi lei, solo con la sua presenza l’aveva riempito.
Mi bastava, non volevo altro. Quel benessere, quella sensazione di compiuto mi faceva star bene. Non c’erano carezze o baci o grandi abbracci fra me e lei. Non ci potevano essere, la frattura del distacco era stata dolorosa per entrambe e le ferite non si sarebbero rimarginate mai, ma c’era la sua presenza silenziosa, c’erano accortezze per me nuove.. trovare i panni puliti e stirati..un bicchiere di latte portatomi quando stavo studiando..l’essere svegliata ancor prima che suonasse la sveglia.. e poi il suo fare gentile, tenue tranquilla , mi sentivo tanto in colpa io ad essere così diversa, così irruente e animosa, lei nemmeno la sentivi arrivare, ma sentivi il suo profumo ovunque.
Sentivi anche entrando in casa, l’odore delle torte che faceva. Una abituata come lei a mettere a tavola cento persone al giorno non aveva problemi a cucinare quel poco a me e nonna, sicchè era un continuo sfornare prelibatezze che sapevano di buono solo a pensarle.
Eran certe sberle di torte che nemmeno una pasticceria, in quel fornino della stufina di nonna,tanto che non mi capacitavo come riuscisse a tirar fuori la delizia che poi veniva posizionata sulla madia e che io affettavo a tocchi prendendomene in mano un pezzo e scappando come al solito, a mangiarmelo verso il rio. Era magia pensavo!
Arrivavo alle tre del pomeriggio, facevo già le superiori, e spesso la trovavo proprio intenta a quel lavoro…sul tavolo di marmo in cucina fra burri, farine e mucchi di mele.. dovessi dire la ricetta… non la so, ma se volete fare quella torta, dovete seguire i dettami dell’amore più che dell’arte culinaria.
Farina a fontana quanto non si sa, quanto basta.. uova diverse.. latte…zucchero.. burro..un pizzico di sale..lievito… lei ce lo metteva perché non erano delle crostate secche, ma morbide e saporite… poi mele tante, fatte macerare in precedenza con lo zucchero e il liquore… lavorava l’impasto come l’impasto della crostata, e lo posizionava con quelle mani così simili alle mie, nella teglia, che ancora adesso uso, esattamente come si mette appunto in quel classico dolce.. sopra le mele scolate, e poi ancora sopra le famose striscioline a griglia… dopo sfornata, rifiniva con marmellata pure quella fatta da lei.
Dosi… non so nemmeno quelle, perché l’amore non ha dosi.. e ciò che lei impastava in quelle torte era tutto ciò che non mi aveva dato e avrebbe voluto darmi… sicchè se fate la torta della magica signora, mettetecene tanto di amore… mettete il vostro, mettete anche quello che non avete mai avuto… impastate con farina e burro e zucchero le dolcezze che vi son mancate, e donatele a chi gli tocca, ma anche a chi non se lo merita, a voi stessi soprattutto, come un abbraccio che vi dovete, anche solo per riuscire a vivere.
Inutile dire che mai più ho mangiato squisitezze simili, nemmeno son mai riuscita a farne di uguali.. la magia mia madre se l’è portata con se, perché anche quella volta tornò via come sempre, lasciandomi con un gran dolore, ma al contrario di quando ero piccola, lasciandomi consapevole di una realtà di me stessa spessa e forte, che mi avrebbe permesso di superare le mie mancanze, ma soprattutto consapevole che l’amore esiste e si esprime in tutti i modi, persino in una modesta, ma magica…torta di mele.

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Autore: lamatitaperscrivereilcielo

Lamatitaperscrivereilcielo è un progetto di scrittura, legata all'anima delle persone che condividono un percorso di scoperta, di osservazione e di ricordo. Questo blog intende raccontare quanto non è facilmente visibile che abbia una relazione con l'Umanità nelle sue varie espressioni

2 pensieri riguardo “Torta di mele”

  1. …mi alzo, ti leggo, penso…proprio oggi…ho i fiori pronti, due sassolini, si oggi vado dalla mamma, sono mesi che non lo faccio. Trovo te, tua madre, quel bisogno di amore che sa di zucchero, di mele, di ricordi…e scopro che qualcosa ci accomuna: il bicchiere di latte, le carezze pensate, i baci mai dati…mamme sempre e comunque mamme…e torte, sempre ed esclusivamente di mele…lenivano ferite…piccoli strappi, grandi assenze…poi siamo diventate “GRANDI” fuori …ma per fortuna un pò piccole dentro…
    Sinceramente B R A V A

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  2. Ho risposto già a Cecilia…rispondo anche da qui…ti ringrazio intanto per le parole..vero siamo “grandi”fuori e piccole dentro ..e meno male come dici tu, ma avrei preferito trovare la mia piccolezza interiore attraversando meno soffereze…ma le vie del Signore per i suoivscopi sono infinite…se oggi son qui così come sono accetto volentieri anche quelle prove…forse son proprio quelle che mi hanno permesso di esserci..grazie ancora

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