Marinai – di Cecilia Trinci
(Il Marinaio di Giampaolo Talani)
Hanno sempre i piedi nell’acqua. Può andar bene anche la pozza di un catino, giusto per sopravvivere. Perché hanno acqua di mare nelle vene, stelle tra i capelli di corda, e lo sguardo lontano, oltre i contorni. Stanno anche in porto. Sì, anche per molto tempo, quando fuori non si può uscire o non trovano compari adeguati per tirare le vele e l’ancora è sul fondo senza una barca che tenga il vento. Oppure la tempesta infuria. Ma il marinaio non è mai del tutto sulla terra, anche quando cammina, un po’ dondolando, inventandosi l’equilibrio su una base immobile che non trema, anche quando pensa e trova storie che prima non c’erano. E’ con te ma non c’è, ti ascolta ma sta attento alla voce del vento e appena il sussurro cambia, sparisce improvviso, come non fosse mai esistito. “Ma come fanno i marinai con questa noia che li uccide addormentati sopra a un ponte in fondo a un malincuore…..” Ma come fanno a resistere? Anche perché “ma come fanno i marinai a riconoscere le stelle sempre uguali sempre quelle all’Equatore e al Polo Nord…”? Sarà per questo che stanno a fronte in su e guardano dove tu non riesci e tu arranchi sempre sotto, ai loro piedi, lontano? Possono andarsene in qualsiasi momento, appena il profumo annuncia la bonaccia e la sera si veste di rosa pallido.
All’improvviso possono partire e sparire perché “che cosa gliene frega di trovarsi in mezzo al mare, a un mare che più passa il tempo e più non sa di niente ……(De Gregori, “Ma come fanno i marinai”)
Molto piacevole questo connubio tra bella musica e buona scrittura…! Complimenti!
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…ecco si lasciarsi cullare dall’onda…allontanarsi dalla riva, per vedere meglio…per apprezzare chi non c’è…
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