Il silenzio delle farfalle – di M.Laura Tripodi
La giornata era stupenda. Al mattino avevamo fatto un’escursione impegnativa e nel pomeriggio tutte le donne del gruppo avevano dato forfait. Io però scalpitavo e quando Adriano indicando un punto sulla cartina ha detto: “Abbiamo ancora un paio d’ore di luce, potremmo fare questo sentiero” io avevo subito aderito anche se lui si era rivolto solo ai maschietti del gruppo.
“Guarda che c’è tanto dislivello”. Io, immusonita, mi sono impuntata. E li ho seguiti. Quattro maschi imbelviti che andavano come schegge e io che cercavo di tenere il passo, per non cedere, per non dar loro soddisfazione.
A un certo punto però il panorama mi ha rapita. Salendo sembrava che tutto ciò che ci lasciavamo alle spalle rimpicciolisse come per magia. Difficile non soffermarsi a guardare. Un qualcosa mi aveva accompagnata in maniera subliminale, come dire, lo avevo notato con gli occhi e non con la testa. Tantomeno con il cuore.
Eravamo a circa duemila metri di altitudine e la natura alpina di fine luglio offriva un tripudio di colori e di profumi. Io non ci avevo fatto caso, così piccole, così fragili eppure così veloci. Le meraviglie dell’insieme mi avevano sottratto quel particolare, come quando si guarda un bel quadro da lontano e non se ne apprezzano alcuni dettagli fondamentali.
Mi avevano preceduto per tutto il cammino. Quando io rallentavo o mi fermavo le ritrovavo radunate sul terreno a formare una specie di fiore, come quello dell’ortensia. Avevano infatti anche il solito colore: un azzurro intenso, come gli occhi di un caro amico, perduto quattro anni prima durante un’escursione sulle Alpi orientali.
Adriano e gli altri mi avevano dato un bello stacco e li vedevo davanti a me piccoli piccoli. Io mi sono seduta su un sasso concedendomi un tempo congruo per fare quattro chiacchiere con me stessa e riprendere fiato. Mi è tornato in mente un libro che parlava delle farfalle monarca, una specie che in autunno migra per migliaia di chilometri dal nord America fino al Messico e alla California. La storia narrava che per via degli sconvolgimenti climatici avevano perso l’orientamento e dopo un paio di giorni erano praticamente tornate al punto di partenza. Si erano quindi fermate in un bosco ai piedi delle montagne rocciose. Erano tantissime e Il loro colore di un bell’arancio vivo aveva trasformato lo spettacolo verde in un manto semovente con le tinte del tramonto. Milioni di piccole farfalle arancioni posate sugli alberi e sul terreno.
Mentre leggevo mi aveva pervaso la magia di tante minuscole cose che insieme sono l’immenso.
Il mio sguardo si è posato nuovamente su quel fiore azzurro che sembrava aspettarmi paziente. Allora ho fatto due o tre prove. Mi sono riavviata e loro si sono alzate in volo e sembravano indicarmi la strada . Un pensiero mi ha folgorato: quell’azzurro che svolazzava leggero quando camminavo e diventava un fiore quando mi fermavo era il profondo affetto che mi legava a un caro amico, scomparso tragicamente e mai dimenticato.
Improvvisamente mi sono sentita avvolta dal silenzio. Le farfalline continuavano a precedermi, sembrava con allegria, e ho realizzato di non conoscere in natura niente di più silenzioso di una farfalla.
Di nuovo mi sono fermata, di nuovo loro si sono radunate sul terreno e hanno formato un fiore.
Ma ormai la tristezza mi aveva pervaso.
Sul cuore ho sentito che si posava lieve e silenziosa una falena.
Il silenzio delle farfalle…il silenzio della montagna….e l’intenso azzurro di due occhi che non ci sono più…tutto ti indicava la strada…allora come oggi….
"Mi piace""Mi piace"
Complimenti MariaLaura, molto bello il tuo scritto!
Sarà perché l’ambientazione del racconto riporta a luoghi a me cari e familiari,
sarà perché conosco quanto ti abbia intimamente segnata la tragedia dell’amico,
sarà per il piacevole incedere del tuo lessico,
sarà perché…sono di parte,
ritengo la tua interpretazione del tema proposto davvero emozionante
"Mi piace""Mi piace"
Una favola il tuo scritto. Una favola triste ma molto bella
"Mi piace""Mi piace"