
Il vestitino – di Rossella Gallori
La rivedo con il suo chemisieur fantasia, che non conosceva ultimi bottoni, la cinturina stretta in vita, i capelli color cenere, la sua bocca a smerli…ed il suo sorriso, che non son mai riuscita ad imitare, una bocca bella “rossettosa” sotto il naso a patata…..Con il senno di poi, credo che il suo modo di porgersi fosse una sfida perenne, il suo essere livornese dentro le faceva celare ad arte quei “ ma ci vai in culo, deh “ che non disse mai , ma credo pensasse sempre….
Arrivò prestino, quella mattina, forse era lunedì, il negozio dove lavorava era chiuso, si era annunciata, una telefonata breve: Rosy , ti porto una cosa …ma sto poco….
Arrivò, profumata, con pochi baci, poche carezze, frutto di quel suo modo strano di pensare, che “se ci son troppe effusioni, poi quando si va via, si sta peggio”. Lo capivo poco allora ed ancor oggi mi resta oscuro: fare a meno di qualcosa oggi, per non sentirne la mancanza domani…..
Aveva tra le mani bianche smaltate, che il tempo ed il lavoro sembravano non aver sciupato, un pacchettino piccolo, quasi non la lasciai entrare, non mi preoccupai né della sua giacca né della sua borsa, lo afferrai ed andai ad aprirlo in camera. I regali amo aprirli da sola, come un topo porta il formaggio nella tana, per gustarselo meglio…..
Alice, mia figlia, sarebbe arrivata con il freddo ed il Natale alle porte, dopo anni di non attesa, perché io volevo essere figlia più che madre, orfana ma non troppo.
Lo aprii, tolsi la carta velina bianca…..cadde una piccola foto, foto in bianco e nero datata 1907 …lo riconobbi subito, era mio padre…piccolo, piccolissimo di mesi….sorretto da una zia Teresa, di cui avevo sentito parlare nel gracidare della nonna “ Teresa modista un po’ artista”.
Bello, una nuvola bianca, un bimbo di porcellana sorretto da scarpine da bambolotto, tenero, vivo, presente……e tra la carta velina, riapparve lui, il vestitino di San Gallo, bianco e ben stirato consumato dagli anni, reduce da due guerre , senza medaglie, ma con tanto onore…..
Lo aveva conservato per me…per una creatura che sembrava non aver fretta….mia madre aveva conservato qualcosa !??????
Stentavo a crederlo aveva conservato una cosa non sua, forse sottratta per consegnarmela …eppure l’avrei dovuto riconoscere, anche il figlio di mio fratello lo indossava 15 anni prima, invece lo vedevo per la prima volta quel cencino prezioso…..lo guardavo per la prima volta…ora, era mio ….è mio ….
Elencava la mamma gli anni in cui era stato usato: 1907 – 1939 – 1942 – 1944 1946 – 1951 – 1968 ….. e poi……
Nel 1983 è nata Alice, lo ha indossato un po’ controvoglia forse …le avevo trovato anche il cappello, che poi è andato perso. Son già passati 35 anni …e bianco lui non è più e più che San Gallo, sembra tulle …una bianca fetta di groviera….piena di piccoli buchi ….ma porta bene i suoi 111 anni, non se ne vergogna, stropicciato nella sua pochette di seta bianca…..”non lo lavare…non lo stirare…..non lo inamidare”……!!!!!!
PS: no, non faccio niente di tutto questo….mi deve sopravvivere, sarà il ricordo di tante vite, una nuvola bianca che ci ha protetto, sorretto, corretto….un cencino bianco pieno d ‘ amore, che ha superato guerre, malattie, grandi gioie ed immensi dolori….ed è riapparso quando io, con una certa lentezza ho iniziato a fidarmi di voi, a volervi ed a volermi un po’ più bene…..mostrandovi una parte di me…..la mia parte b i a n c a……