Scrittura come soggetto teatrale – Intervista a Alessandro Riccio

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Scrittura come soggetto teatrale in:

“Diciassettesimo capitolo”

Scritto e diretto da Alessandro Riccio

Teatro Comunale di Antella dall’11  al 24 gennaio 2018

 

Intervista di Cecilia Trinci a Alessandro Riccio

Alessandro Riccio – attore, regista e scrittore fiorentino di grande versatilità. Definito “esperto di trasformismo” per  “Il lungo studio della relazione espressiva tra corpo e personalità” che gli permette ogni volta di materializzarsi  in personaggi diversi, aiutato dall’uso sapiente del trucco e di sontuosi costumi e parrucche, che rendono il suo stile inconfondibile e personale e a cui ricorre per sottolineare l’importanza della fisicità dei caratteri.

 

Un pubblico attento e innamorato quello che Alessandro Riccio da molti anni coltiva, rispettandolo e ascoltando le emozioni che manifesta in teatro,  considerandolo non come indistinta barriera di sagome sedute in  poltrona, ma come realtà palpitante e presente.

Un pubblico che nel tempo si è affinato, nel gusto, nella competenza e nella consapevolezza, come lo stesso Riccio descrive e come appare dalle risposte alle domande, a corredo  di questa intervista.

“Diciassettesimo capitolo” è uno spettacolo che si allontana per certi aspetti dallo stile inconfondibile di Alessandro e a cui siamo abituati. C’è chi ammette di seguire lui ovunque vada, indipendentemente da ciò che mette in scena, ma una volta visto, il pubblico sa distinguere e giudicare.

Qual è il segreto di tanta affezione? Il pubblico fiorentino è difficile, esigente, poco incline alla benevolenza.” “ I fiorentini amano la semplicità, l’essenza e capiscono quando nelle cose ci metti l’anima, risponde Alessandro. La mia grande testardaggine, la  tenacia è la  mia forza. Ho fatto sempre quello che ho amato e ho rispettato il pubblico, i suoi gusti, i suoi tempi. Le persone vengono a teatro e ti fanno un regalo,  le devi conquistare, le devi stravolgere, dare uno scossone, ricaricare le loro batterie e allora tornano. Devono sentire che quando escono non sono le stesse di quando sono entrate. Anche lo spazio teatrale si carica dell’entusiasmo che si esprime sul palcoscenico e lo ridistribuisce al pubblico. L’entusiasmo è contagioso. Poi è importante informare. Non si va a vedere un testo per un volantino. Il passa parola è l’unico mezzo efficace. Devi convincere, dare notizie dirette. E’ la fiducia che conta! Oggi i mezzi di comunicazione possono essere infiniti.  Il blog funziona molto per il teatro ma ce ne sono pochi ancora. Ho con molti che mi seguono un rapporto anche personale e mi piacerebbe averlo con tutti. Non sono snob e non mi piacciono i formalismi. A Firenze la mancanza di forma trionfa. Siamo semplici, abbiamo bisogno del contatto”.

Il tuo pubblico è davvero attento, parlando con me hanno motivato il loro appprezzamento e hanno sentito il lavoro che c’era dentro a vari livelli: nella sceneggiatura, nella regia, nella recitazione. Ma tu fai  tutto da solo?”. “Studio tantissimo. Dopo tanti anni  ci metto meno tempo a realizzare uno spettacolo, ma sono molto preciso. E ho bisogno di lavorare con gli altri. Si sente l’apporto energetico che aggiungono. Prima di un lavoro nuovo facciamo sempre una prova aperta con un gruppo di affezionati e scriviamo tutto quello che ci dicono. Quando vado in scena  ho bisogno di sentirmi sicuro, di credere davvero in quello che sto facendo. Ascolto i pareri di tutti, anche di chi non è addetto ai lavori. Ascoltare è il mio segreto. Non molti sono disposti a farlo, a esporsi a critiche, che  poi il più delle volte, si rivelano costruttive e intelligenti. Ho seguito spesso indicazioni di signore o di ragazzi che non avevano esperienza specifica. Così la sera della “prima”, abbiamo già passato un vaglio. Non ce la posso fare solo con il mio gusto e visto che io recito nei miei spettacoli potrei perdermi qualcosa dell’insieme, se non ascoltassi tutti i punti di vista e le angolazioni di tutti gli spettatori.” Mettersi in gioco in vari momenti, anche prima dello spettacolo…. è importante per me. Lo fanno in America, qui ancora non molto, ma devi essere sicuro di te, del tuo gusto, del messaggio che vuoi dare e quando  porti in scena lo spettacolo deve essere completo, definito. Non si può far pagare il biglietto per un lavoro non ancora completato, per uno “studio”.

Il pubblico ha apprezzato molto le attrici con cui lavori: questa volta Sabina Cesaroni e Celeste Bueno. Come scegli gli attori con cui lavori?” “ Mi piace cambiare attrici…..impari moltissimo dalle persone diverse. Hai possibilità di capire nuove sensibilità. Vedo molti spettacoli e mi ricordo di chi osservo. Ho una specie di archivio nella testa e so dove andare a cercare secondo le necessità del testo. Non tutti possono fare tutto. Anche nei miei confronti avverto quando mi chiedono di recitare un ruolo  che non si adatta a me. In questo caso Sabina era sconosciuta ai più, in veste di attrice. E’ conosciuta più come danzatrice, ma qui è una vera rivelazione, è adattissima a questo ruolo, anche per le sue esperienze personali. Come pure Celeste, l’avevo vista anni fa e mi sono ricordato di lei”.

Si parla di scrittura in questo testo. Perché?” “Ho pensato a una passione, ma anche a qualcosa che si porta avanti da soli e che dà energia. Lo scrittore scrive in solitudine, si autoalimenta e più scrive più cresce e si appassiona al suo lavoro. Non sempre è così. Per esempio in teatro non ci si può esprimere da soli”.

La scrittura è un elemento della tua vita”. “Sì è vero, scrivo i miei testi. Mi dedico in modo totale quando accade. Riesco a scrivere una sceneggiatura in due giorni. E’ un’arte che assorbe, che annulla, in cui fai  tutto da solo”.

Il pubblico è stato colpito da questo spettacolo,  un po’ diverso dagli altri, più di analisi interiore”. “Credo che il motivo sia la grande intensità emotiva che passa. Si parla di morire, di paura di morire, di non voglia di morire. La vita è piacevole e  quando la religione non è più tanto forte con le sue promesse di un al di là appagante,  si ha più paura di prima della morte. La passione per qualcosa che scalda l’anima può aiutare a restare vivi fino alla fine. La scrittura è una di queste”.

 

Si ringrazia per la disponibilità all’incontro: Alessandro Riccio, Sabina Cesaroni, Celeste Bueno la Direzione del Teatro e il pubblico presente alla replica del 21 gennaio 2018 presso il Teatro Comunale di Antella

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Autore: lamatitaperscrivereilcielo

Lamatitaperscrivereilcielo è un progetto di scrittura, legata all'anima delle persone che condividono un percorso di scoperta, di osservazione e di ricordo. Questo blog intende raccontare quanto non è facilmente visibile che abbia una relazione con l'Umanità nelle sue varie espressioni

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