Il bianco della tavola apparecchiata

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La tavola apparecchiata – di Cecilia Trinci

“Vi invito per una giornata in campagna…non so voi, ma noi usciamo da un periodo così umido che non se ne può più. Abbiamo bisogno di sole, di aria….allora venite! Solo per stare un po’ insieme…non faccio niente … davvero….solo due cosine per mangiare insieme e poi andiamo a camminare al sole! Non portate niente! Venite con le mani in mano! Solo per stare insieme….Vi aspetto”.

Invece, dopo un sabato estivo, la domenica in questione si apre con la pioggia a dirotto e il freddo inaspettato, con l’idea della neve e l’umido freddo che si infila dappertutto.

Comunque andiamo….tanto per stare insieme….! Pioggia …vento e anche neve per la strada provinciale e poi dopo su per i tornanti….arriviamo che batte forte la pioggia e l’ombrello non basta perché tira anche vento.

Appena aperta la porta  ci accoglie un bel caminone acceso e … una tavolata riccamente apparecchiata di bianco per ….uno, due, …. nove …… dieci!

–  Chi viene? chiedo con cautela, pensando che avevamo capito che saremmo stati in pochissimi

– oh sai……già che c’eravamo abbiamo chiamato i Tizi,… i Cai…..e i Semproni. I Nondetti  non possono venire….avevo chiamato anche i Fantasmini ma lui non poteva e lei aveva la mamma anziana a casa….

E così l’idea di quel “non faccio niente…tanto per stare insieme” naufraga miseramente su tutti quei piatti del servito buono. Guardo il camino: nostalgia forte e improvvisa del mio, di casa mia, dei monti miei….ma il fuoco scalda tutto e brucia via tutto. Dalla finestra pioggia pioggia pioggia.

–   Ho fatto delle cose semplici, mi devo ancora riconciliare  con la cucina toscana….non sono ancora in sintonia con questi mangiari rustici, con queste tradizioni antiche…..mi devo ancora ritrovare…Mi sono avventurata in questa arista che chissà come mi criticherete ……già lo so che avrete da ridire!

Ma perché l’esame di maturità a questa povera  arista,  che cuoce, lo vedo, in un rotolo immenso, succulento  e abbronzato, dentro un forno smagliante?

Alla fine si decidono:  mi affidano dei pomodorini tutti uguali, chiedendomi  di tagliarli in quattro e mi fanno pure vedere come: –   mi raccomando  così ….in quattro pezzetti precisi, mi ci vogliono proprio così, vedi, tagli così e poi così, mi raccomando precisi… E io taglio…precisa, attenta a non sgarrare…chissà dove andranno messi ‘sti pomodorini…..

Poi mi chiedono anche di coprire dei quadretti perfetti di pan carré già tagliati con una salsa bianca…. – Non troppo né troppo poco, così, vedi, con un po’ di ricciolo, perché se no sopra non si infilano le fettine di pomodorino (altri o quelli di prima? Mah!). Mi avvio alla prova della tartina e riempio. Altri piatti coloratissimi con gli antipasti vengono aggiunti sul tavolo, dove già è sistemato il servito buono, le candele nei lunghi candelieri, le posate della nonna….Aspettiamo.

Le una……una e mezzo…

– a che ora vengono?

– ora pranzo….(che ora sarà l’ora pranzo?)

Alle due meno dieci eccoli: un gruppetto bagnato e infreddolito si infila nella cucina calda.

– Ciao! OHHH o chi c’è!!! Ma come stai? Ma come state? O voi!? O te!? O ma che bello ma che brava!!!! Ma come! Ma come sei meravigliosa! Ma che casa stupenda!!! Ma che gioiellino! Ma che finestre! …..Quadri! Sembrano proprio quadri! Bello! Ma bello bello bello! Una casa che…..unica!!!! Che particolari perfetti! Guarda qui, guarda là … e questo e quello……!!!

Ci sediamo.

Noccioline, aperitivo e tartine….colorate….pomodorini e salsa bianca…. Lei sparisce  a cuocere la pasta. La serve infine in un vassoio di coccio rotondo, condita con un trito di rucola e pomodorini appassiti (i miei! Eccoli finalmente! Ma valeva la pena essere così precisi negli spicchi?) Che ore saranno? Guardo l’orologio: le tre meno un quarto….

– Volete scaldarla col peperoncino? Sì perché nell’olio caldo il peperoncino si esalta e si riscalda e ….riscalda…..!

– Meraviglia!!!!! Che idea!!!! Che genio!!!!  ma sei straordinaria!!!!!!!!

– Questa è una ricetta contadina, del popolo! Una ricetta antica! Sapete ma….io mi devo ancora riconciliare con il mio passato, con la mia terra…con i ricordi…..e così dopo tanto ho fatto questo piatto antico, rustico, semplice eppure emozionante!!!!

Buoooooooono! Ma veramente b u o n o!!!!! e fioccano a raffica i vari altri:  Che bontà! Che bravura! Che piatto stupendo, indimenticabile!!!! Buono! Ma buono buono buono!- Ma veramente! Una cosa indicibile!-  Ma come sei strepitosamente brava!- Brava! Ma che piatto! Ma che bontà! Ma che delirio di sensi e gusto!

E che idea questo peperoncino! E l’olio caldo! – Ma come hai fatto? Ma che ci hai messo?????

– Eh ho preso la rucola…..ho tagliato le foglie e le ho messe una per una ad appassire sul fuoco, poi ho aggiunto i pomodorini tagliati a spicchi (ah eccoli i miei pomodorini precisi precisi) e li ho fatto sobbollire un poco e poi girati e poi conditi e poi e poi….(Ah!!! ma perché dovevano essere precisi!!!!!)

E di nuovo fioccano i  – Ah ma buono guarda veramente BUONO! – Ma la pasta poi! Ma che pasta è? – Radiatori della Garofalo! – Nooooo! La meglio! Senza dubbio la Garofalo è proprio la meglio in assoluto e poi questi radiatorini……mmmmmmhhh che bontà, che delirio che splendore….

Proseguiamo con la salsiccia di cinta alla brace (ahhh buona! Ma com’è …! ecc ecc) e la famosa arista all’uvetta e spezie, che naturalmente è…..BUONISSIMA!

Ma com’è fatta questa arista meravigliosa? – con  timo, finocchietto, uvetta….. – Ma che spettacolo!

E le patate e gli zucchini tagliati a rondelle fini e limonate….Colori: giallo, verde, marrone, bianco…..…. E vino nero….perdutamente Chianti!

Satolli ci guardiamo finalmente in faccia, ma …ma…..finisce lì……

A salvare la conversazione un vassoio rotondo con petali di pecorino a coronare un cuore verde di baccelli sgusciati.

Arriva infine il dolce:  un’enorme ruota di crema e frutta. Gli animi si svegliano nuovamente: – OOOOOOHHHHHH! – Bella buona brava ecc ecc!!!!

Tintinnio di brindisi, caldo da vino….ma i ricordi non vanno oltre il vecchio cineforum dove si andava con poche lire. Prevale invece il presente, i tentativi falliti di “svoltare” mascherati da opportunità sgusciate via dalle tasche bucate del paltò, “peggio per loro! Son loro che hanno perso noi, la nostra unicità, la nostra bravura!” E se si chiede troppo è come toccare una tana di ricci spaventati. Alt, c’è una sottile linea trasparente oltre la quale non si può andare. Viene da chiederci “ma chi siamo?”. Chi siamo stati? Chi siamo diventati? E soprattutto “cosa abbiamo fatto delle nostre vite, delle nostre opportunità, della mano di carte quando toccava a noi sparigliare?”

Ma nessuno lo chiede e ci spostiamo sul divano.

Si potrebbe raccontare dei nostri passi diventati più lenti, delle persone che abbiamo perso, delle paure, anche delle sconfitte. Tra amici si può!….. Ah no? E’ proprio con gli amici che non si può dire ho paura???? Ma come? Da quando? E no!  E tanto meno si può dire ho tanto freddo qui, sul lato del cuore…….Ma forse è il camino che si sta spengendo.

Salta su per fortuna il cambio di tappezzeria del divano! Ah si si che bello! Possiamo dirlo che abbiamo rinnovato la cucina e non si riconosce! Ora sì che ci rappresenta…che dice chi siamo noi!

– Verrete a vederla spero!

– Come no?

– C’è il sole. E’ smesso di piovere!

– Via via …..Andiamo a camminare!

Il sole comincia a uscire dalle nuvole strappate, fa capolino dalle finestre-quadro. Gli alberi ritornano fioriti, la grondaia del tetto non butta più acqua. Fuori, sul terrazzino ci sono le pansé. Bagnate, ma piene di colore.

Il cielo si è lacerato in boccoli bianchi, soffici e gonfi. Mi sento che vorrei scappare……Forse lo sentono anche loro perché da quella volta neppure più quel “Venite vi invito per una giornata di primavera! Non portate niente…si fa per stare insieme…..” Occhi sgranati troppo imbarazzanti?….troppo cuore. Aperto.  Altro che finestre-quadro!…..Troppo cuore aperto in cerca di parole.

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Autore: lamatitaperscrivereilcielo

Lamatitaperscrivereilcielo è un progetto di scrittura, legata all'anima delle persone che condividono un percorso di scoperta, di osservazione e di ricordo. Questo blog intende raccontare quanto non è facilmente visibile che abbia una relazione con l'Umanità nelle sue varie espressioni

5 pensieri riguardo “Il bianco della tavola apparecchiata”

  1. Leggo rileggo il commento non parte, lo riscrivo, ed appare nuovamente mia madre …ricodo mise un bigliettino in alcune cassette della posta di Via C. Guasti 10 ..casa MIA ..piu o meno diceva cosi ” io monto la panna …se qualcuno porta..vino..pane, schiacciata alla fiorentina..frutta ed affettato si sta insieme.” Vennero tutti e la tovaglia aveva grossi e sfacciati fiori bleu….SEMPLICITÀ
    Certo leggerti è una gran gioia Ceci….a me vien voglia di attaccare al chiodo quadernino e matitine…..però resisto e scrivo …ma sarebbe meglio leggessi……sop.tutto quello che scrivi tu ….bacipiccoli ROSY

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  2. Non so se ti ricordi, io una volta raccontai un gelo simile, della cena perfetta che metteva in scena parti già assegnate con l’esplicita indicazione di non affondare, di fare discorsi che non turbassero nessuno. Mi fu detto che ci devono essere le regole, per stare con gli altri. Io sento molto il tuo scritto bello, lo capisco proprio, credo che le uniche regole debbano essere l’accoglienza, il rispetto, e la verità. Ma la verità non interessa, a meno che non sia urlata e lacrimosa, e strappacapelli. non interessa chi parla piano, è dignitoso, decente, rispettoso di sé, questo non toglie che si può sempre scegliere, e a questo punto della vita è d’obbligo scegliere solo chi ci piace.
    Quanto a come scrivi, grazie.., si sapeva…se si fanno confronti siamo rovinati, ma io ci credo quando dici che il bello è che siamo diversi…e poi mai fatto confronti, scrivo sempre quello che mi torna in su, senza tanti arzigogoli. Comunque grazie, anche delle giunchiglie, o erano cavolfiori?

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  3. Si mi ricordo. Mi ricordo bene. Si parlò di regole forse per evitare scontri diretti perché a volte è difficile dirsi le cose quando la pensiamo diversamente. Penso sia quello a cui ti riferisci….perché penso che la verità, l’ascolto, l’accoglienza siano sempre la bellezza di ogni incontro. A tavola o in salotto, intorno a un gruppo di sedie o dove si vuole. Ricordo che descrivesti la tua tavola informale con gli amici fidati di sempre. E’ avere amici fidati da sempre che non sempre è scontato. Ed è forse il desiderio di tutti. Per il resto credo che siamo cresciuti tutti moltissimo e che le cose belle sono tante, anche in questi vostri scritti, in queste pagine e nei vostri fogli sparsi. Grazie……

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