Margherite bianche

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Petali di Margherita  – di Aldo Bombaci

Gelido era il lembo di terra  che per tre lustri fu dimora,

né freddo, né pioggia né vento

scalfirono allora  l’essenza della pianta in fiore.

Bianchi petali di purezza splendevano

al Sole di primavera

in quel luogo di silenzi dove il tempo s’ è fermato,

lá oltre il grande cancello son rimasti gli  augelli

ed alti cipressi a scandir le ore del creato.

Nella terra cruda le radici

affondavano

e da quella nutrimento suggevano

allorché rigogliosa divenne

per far della sua ombra protezione del passato.

La danza

danza

La danza dei ricordi – di Roberta Morandi
A volte riaffiora…a volte.
Non è usuale, ma può accadere che all’improvviso mi balzi alla mente un vecchio ricordo, anzi una sensazione di ricordo, sì perché non ne sono così cosciente e sicura che sia proprio mio.
Può essere confuso  con una forma di desiderio di ricordo: quale è  il confine fra ricordo e fantasia, come si legano?  C’è  un luogo nebuloso, un passaggio non definito, senza contorni dove tutto è grigio e avvolto di nebbia, e qui avanzano e a volte arretrano i ricordi e si mescolano con le fantasie in una danza non ritmica, predisposta per il palcoscenico della mente: è  allora che qualcuno balza avanti, si fa spazio e arriva lì,  per me, pronto per essere impacchettato e detto.
Ma tutti non ci possono stare, alcuni devono essere cestinati, altri si nascondono per non essere scartati, altri ancora si camufferanno, altri se ne staranno silenti e nascosti e non torneranno mai, o forse solo nell’ultimo istante, insieme al soffio di brezza, ultima carezza di vita e quello sarà  il più bello  che mi avvolgerà .
Ricordi nascosti, celati, camuffati.
Ricordi appena nati e poi subito spariti
Ricordi che fan capolino in mezzo ad altri che proprio non ci incastrano nulla, eppure sono lì…ma che ci fanno?
Ricordi  che non voglio ricordare, ma che arrivano prepotenti, che invadono altri ed io non so più chi è  cosa e dove.
Ricordi che non avrei mai creduto di possedere
Ricordi che avrei voluto ricordare di più
Ricordi che paiono futuri e altri che non ricordo più.

Pagina bianca

clipboard-2693417_960_720Pagina bianca – di Nadia Peruzzi

Pagina bianca che mille pensieri non sanno riempire.

Ti scopri senza forze, confusa, svogliata, come se seguissi il tempo. Uggioso, grigio, altalenante, fra tepore di primavera e freddo dell’inverno. Una vera dannazione per l’organismo che non riesce ad adattarsi in questo slalom quotidiano.

Una patina di inerzia prende campo, in un abbraccio che non conforta.

Non sai come uscirne. Non è’ una malattia che una pillolina rosa o bianca, a ore prefissate, saprebbe debellare.

È’ uno stato d’animo che si infiltra subdolamente, si fa largo a spintoni, fino a prendere il sopravvento. Basta un lieve acciacco a metterti di fronte  a ciò che normalmente non senti.

La vecchiaia si fa largo così, prepotente, invasiva, antipaticamente oppressiva.

Non ho mai contato le rughe che man mano hanno preso ad affacciarsi e a creare solchi più o meno profondi.

Quello che impensierisce è il far capolino della voglia di lasciarsi andare. La sindrome del merluzzo che si lascia impacchettare dopo che l’hanno steso ben bene all’aria ad essiccarsi, fino a diventar stoccafisso.

Conforta il fatto che ,malgrado tutto, resta la voglia di provare a riempirlo, bene o male, questo spazio bianco che hai di fronte.

Il lapis corre sul foglio liscio. All’inizio esita, incapace di far ordine, a volte incespica, si ferma, torna indietro a cercar una strada più piana dopo che hai dovuto cancellare tutto quanto .

Il groviglio che dentro di te senti come scarabocchio, prova ad uscire con un senso compiuto, ordinato, placido, tranquillo. Un po’ come un fiume che dopo un ultimo salto di cateratta trova pianura a segnare il suo percorso e con esso la calma e la serenità del suo andare.