Pagina bianca – di Nadia Peruzzi
Pagina bianca che mille pensieri non sanno riempire.
Ti scopri senza forze, confusa, svogliata, come se seguissi il tempo. Uggioso, grigio, altalenante, fra tepore di primavera e freddo dell’inverno. Una vera dannazione per l’organismo che non riesce ad adattarsi in questo slalom quotidiano.
Una patina di inerzia prende campo, in un abbraccio che non conforta.
Non sai come uscirne. Non è’ una malattia che una pillolina rosa o bianca, a ore prefissate, saprebbe debellare.
È’ uno stato d’animo che si infiltra subdolamente, si fa largo a spintoni, fino a prendere il sopravvento. Basta un lieve acciacco a metterti di fronte a ciò che normalmente non senti.
La vecchiaia si fa largo così, prepotente, invasiva, antipaticamente oppressiva.
Non ho mai contato le rughe che man mano hanno preso ad affacciarsi e a creare solchi più o meno profondi.
Quello che impensierisce è il far capolino della voglia di lasciarsi andare. La sindrome del merluzzo che si lascia impacchettare dopo che l’hanno steso ben bene all’aria ad essiccarsi, fino a diventar stoccafisso.
Conforta il fatto che ,malgrado tutto, resta la voglia di provare a riempirlo, bene o male, questo spazio bianco che hai di fronte.
Il lapis corre sul foglio liscio. All’inizio esita, incapace di far ordine, a volte incespica, si ferma, torna indietro a cercar una strada più piana dopo che hai dovuto cancellare tutto quanto .
Il groviglio che dentro di te senti come scarabocchio, prova ad uscire con un senso compiuto, ordinato, placido, tranquillo. Un po’ come un fiume che dopo un ultimo salto di cateratta trova pianura a segnare il suo percorso e con esso la calma e la serenità del suo andare.