
La macchina fotografica – di Mirella Calvelli
Tante parole che esprimono a loro modo il bianco…bianco senza inizio o fine.
Bianco come primo colore o bianco come ultimo colore, perfetto più di tutti gli altri.
Una macchina fotografica, di una volta, quando l’obbiettivo doveva aprirsi sul mondo con la capacità o incapacità di catturare un’immagine e fermarla nel tempo.
Un mezzo, o una causa per eleborare un effetto..piacevole o sofferto.
Ma l’occhio che si dilata per accogliere immagini, si aiuta con questo strumento.
Una volta, il panno faceva scomparire l’attento osservatore e poi un rumore secco e abbagliante completava il compito.
Oggi mezzi sempre più piccoli e sofisticati riducono i tempi e permettono anche agli aspetti più evidenti di modificarsi.
Uno strumento così, sarebbe stato definito “ diabolico”…..Oggi invece si ferma tutto dai piatti ,alle emozioni, agli eventi..tutti protagonisti o semplici comparse, ma abituati a quel fermo immagine, consapevoli della possibilità di cadere nell’oblio o cancellati con un semplice..click!!
Una volta ci si “abbelliva” per tale evento..poi arrivarono le foto spontanee e adesso è giunta l’era del “ fermosubitoimmagine”.
Ma in tutta questa alchimia frenetica di fermare, cancellare, modificare ed inviare sta l’impazienza del nostro tempo che vuole tutto adesso e poco importa cosa.
L’occhio con l’iride incuneata nell’obbiettivo o il semplice sguardo distaccato allo smart, ha voglia di rielaborare quel bianco, catturarlo e far correre all’impazzata i colori facendoli abbracciare l’uno con l’altro in un’immagine fissa, che diventa reale e forse…..perpetua oppure astratta ed effimera.
Ma quell’occhio non smetterà mai di cercare, fissare e poi trasferire nella memoria.