Una notte…..meravigliosa????

amore

Una notte meravigliosa me la ricorderei…- di Emilia Caravaggi

Una notte meravigliosa?  Ci devo proprio pensare…. non mi sovviene io abbia mai avuto una notte meravigliosa! magari l’ho sognata e anche tante volte, ma nei miei ricordi non credo di averne mai avuta una meravigliosa. Me la ricorderei. Per cui passiamo ai sogni. Una notte meravigliosa la vedo sotto un cielo stellato con accanto la persona giusta che si preoccupa per te, che si ricorda di aprirti la portiera della macchina, di scansare la sedia quando ti siedi ad un bellissimo ristorante sul mare, di versarti un buon vino e di avere tanto da raccontare e sappia ascoltarti. Ho detto “ascoltare”! non sentire ma…….ascoltare.

La macchina fotografica

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La macchina fotografica – di Mirella Calvelli

Tante parole che esprimono a loro modo il bianco…bianco senza inizio o fine.

Bianco come primo colore o bianco come ultimo colore, perfetto più di tutti gli altri.

Una macchina fotografica, di una volta, quando l’obbiettivo doveva aprirsi sul mondo con la capacità o incapacità di catturare un’immagine e fermarla nel tempo.

Un mezzo, o una causa per eleborare un effetto..piacevole o sofferto.

Ma l’occhio che si dilata per accogliere immagini, si aiuta con questo strumento.

Una volta, il panno faceva scomparire l’attento osservatore e poi un rumore secco e abbagliante completava il compito.

Oggi mezzi sempre più piccoli e sofisticati riducono i tempi e permettono anche agli aspetti più evidenti di modificarsi.

Uno strumento così, sarebbe stato definito “ diabolico”…..Oggi invece  si ferma tutto dai piatti ,alle emozioni, agli eventi..tutti protagonisti o semplici comparse, ma abituati a quel fermo immagine, consapevoli della possibilità di cadere nell’oblio o cancellati con un semplice..click!!

Una volta ci si “abbelliva” per tale evento..poi arrivarono le foto spontanee e adesso è giunta l’era del “ fermosubitoimmagine”.

Ma in tutta questa alchimia frenetica di fermare, cancellare, modificare ed inviare sta l’impazienza del nostro tempo che vuole tutto adesso e poco importa cosa.

L’occhio con l’iride incuneata nell’obbiettivo o il semplice sguardo distaccato allo smart, ha voglia di rielaborare quel bianco, catturarlo e far correre all’impazzata i colori facendoli abbracciare l’uno con l’altro in un’immagine fissa, che diventa reale e forse…..perpetua  oppure astratta ed effimera.

Ma quell’occhio non smetterà mai di cercare, fissare e poi trasferire nella memoria.

Imparziale

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 Libera di non essere imparziale – di Carla Faggi

Non sono una insegnante né una coordinatrice.

Non sono una mamma né una nonna.

Non sono un giudice né un poliziotto.

Allora mi sento libera di non essere imparziale.

Quindi sono di parte, a te do una fetta di torta più grossa perché mi stai simpatica.

Sono influenzabile, mi fa piacere quando mi si fa i complimenti e li ricambio.

Ti scelgo, si va a fare shopping insieme?

Sono cattiva, non ti ascolto perché non ne ho voglia.

Sono intollerante, smettila perché non ti sopporto più.

Sono criticona, come è brutto quel film. Come? Ma è di Woody Allen! E chi se ne frega, è brutto!

Sono amorosa, ti amo perché mi ami.

Non sono bianca, sono un arcobaleno!

Lucidità

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Le foto su carta lucida – di Stefania Bonanni

Ho davanti agli occhi le foto di tanti anni fa, della mia famiglia. Quelle piccole, con lo strano contorno smerlato, stampate su carta spessa, della quale si vede e si tocca la trama in rilievo. Sembra pelle, quella carta. Come la pelle, ha cambiato colore. Si è ingiallita, e  proprio la tonalità di giallo racconta del periodo in cui fu scattata. Ce ne sono color  seppia, come immagini al tramonto. Altre quasi grigie, specialmente nello sfondo, altre proprio gialle, ma tendono al marrone, come se ci fosse stato versato del caffellatte.

Poi, passano gli anni, ricordo altre foto di me ragazzina, a colori stavolta, di strane dimensioni rettangolari, forse a misura di portafogli piccoli. I colori sono anche stavolta scuriti dal tempo, ma stavolta la carta è lucidissima.

Una carta finta, a prova di polvere, di ditate, di lacrime, una carta che fa sembrare finte le persone, strani i colori, ed anche i ricordi.

Penso di non essere mai più stata così lucida.

Notte di luna

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Notte per te – di Stefania Bonanni

Notte d’estate, e mentre guardi il buio, non pensi verrà il mattino.

Notte buia, così buia che ci si può affogare, che può essere mare profondo, o cielo, acqua stagnante, o stelle, e te, che non conosci altro che stanotte, sai che c’è posto, nell’ombra.

E improvvisamente non sei più piccola, non sei timida, non sei educata, né rispettosa.

E se arrossisci non si vede, e se ti commuovi non si vede.

E se alzi lo sguardo quei bagliori di stelle sono lì per te, e se guardi la luna, anche stanotte le vedi occhi, e naso, e bocca, e può essere per te. Tutto per te.

La malattia bianca chiusa nel non ricordo

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Non ricordare per vivere – di Roberta Morandi

Un’altra faccia del non ricordare, non avere la memoria di un evento o situazione, ci appare dirompente quando provi a far affiorare i ricordi lontani dell’infanzia, di quel periodo in cui gli psicologi ci parlano di traumi infantili subiti, che il nostro “ io” ha volutamente dimenticato per proteggerci, accantonandolo in un angolo buio di una scatola senza coperchio, inapribile, dimenticabile, di cui ci sfugge ora la sua esistenza. Ma è  proprio lì che certi guai son nati e si sono sviluppati, da quel piccolo non ricordo racchiuso al buio in una scatola sigillata per non essere più aperta, per non farti soffrire per farti affrontare la vita proteggendo quella parte che non deve essere visibile. Ma intanto lui, quel non ricordo nascosto e dimenticato, lavora dall’interno, dal profondo come un tarlo e quando poi le ferite e le cicatrici si vedono e appaiono chiare e nitide esprimendosi nelle malattie, ecco che si corre ai ripari.
È  il tempo di aprire quella scatola e di far uscire quel non ricordo, anche se non riuscirai a focalizzarlo, le ferite si attenuano e le cicatrici sbiancano, quasi a scomparire e puoi ripartire da capo…se vuoi.

La luna sulle ciaspole

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Notte meravigliosa – di Sandra Conticini

Mi piace il colore del cielo sereno illuminato dalla luna.

Ricordo la prima e ultima ciaspolata di notte alla croce del Pratomagno con la luna che si rifletteva sulla neve candida e non ci sarebbe stato bisogno delle torce per fare luce.

Spesso cadevo e quanta fatica per rialzarsi, ero tutta sudata, stanca morta, con le gambe e un ginocchio dolorante….ma questa è una sofferenza non è divertimento…….. Questo sport non era adatto a me e da quella esperienza decisi di attaccare le ciaspole al chiodo!!!!

Distanza

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Distanza – di Sandra Conticini

La prima volta che sei partita mi faceva paura tutta quella lontananza che ci sarebbe stata tra me e te, non eravamo mai state così lontane tanto tempo, eri ancora piccola per me. Ci sentivamo tutti i giorni, il tempo passò abbastanza in fretta forse perché approfittammo di periodi di ferie o vacanze per vedersi. Comunque quando tornasti ero felice e mi sentii più tranquilla e contenta perché era andato tutto bene… mi ero tolta un grosso  peso…. ormai era un’esperienza fatta, eri più autonoma e sembravi cresciuta.

Peccato che di lì a poco volesti fare un’altra esperienza e la distanza era davvero tanta….venire a trovarti era impensabile per tutta una serie di motivi….Questa volta avevi scelto un paese con una cultura e stili di vita molto diversi dai nostri….ed io ero molto più preoccupata….ma potevo dirti di no?  Non credo…i figli non sono nostri….ma  del mondo…..

 

Alba di una notte stupenda

 

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Una notte stupenda – di Rossella Gallori

Nacque,  ed era quasi Natale.

Nacque e lasciai gli incubi.

Non capii bene, perché fosse bionda,  perché avesse occhi verdi.

Nacque la prima cosa mia, con un nome che avevo scelto.

Nacque la vita e cancellò le mie morti.

Quando la strinsi al seno,  mi accorsi che non mi somigliava  dentro, stranamente ne fui felice,  non volevo che avesse le mie paure, la mia rabbia, i miei tormenti.

Nacque lontana dai brutti sogni ed era l’alba di una notte stupenda