
Ho perso la memoria – di Roberta Morandi
Fare pulito intorno, sbiancare il pensiero attivo, resettare il tutto… avviare il nulla, come su un lenzuolo bianco che non si lascia più scrivere né a diritto né a rovescio.
Comincia in sordina con pochi elementi che se ne vogliono andare, difficili da riacchiappare, poi, piano piano ci fai l’abitudine a rincorrere le parole quotidiane. Provo una volta ad acchiapparle, a rinchiuderle nelle scatoline: per un po’ stanno lì ferme, immobili e contente di esser ancora usate… poi, lentamente sfumano. E fin tanto che sono solo parole poco male, le sostituisci con altre o con giri più elaborati in discorsi che diventano lunghissimi e talvolta senza capo né coda, perché troppe sono le parole sfumate, ma quando ad andarsene sono situazioni, avvenimenti, luoghi, ricordi e perfino odori e suoni e sapori…che fare?
Come sostituire parti del tuo vissuto del tuo “te” che sei stata e che ancora sei, nelle cicatrici che ti porti addosso, che ti senti dentro…non ricordi?
Ecco, percepire questo stato credo sia molto doloroso: come lasciare una parte di sé e aggrapparsi a quella vicina che ancora regge e vuoi a tutti i costi fermarla, così la ripeti una, due, e tante volte, ossessivamente, solo tu sai perché, gli altri ti guardano, scuotono il capo e ti compiangono: ecco, improvvisamente sai che sei vecchio. I non ricordi ti caratterizzano, ti inquadrano, ti incasellano in uno stato limbico, fatto di sorrisi, di mezze parole e verità sfumate, di condiscendenza, di “prego si accomodi”. Uno stato di biancore non dipinto come la luce negli acquarelli (il bianco non c’è), tu piano piano sfumi: non ci sei.
Emozioni forti, disperate, che tutti temiamo…….ben descritte, con toni accesi
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Grazie Cecilia i miei toni sono spesso ben illuminati….
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