
La sottogonna bianca inamidata – di Tina Conti
Mi rivedo con quella coroncina di piccole rose in testa, le trecce ben fatte, lo sguardo attento, insieme alle altre bambine tutte vestite di bianco e con i guanti.
Era il giorno della mia prima Comunione.
Mio fratello, più grande di me di due anni, faceva la comunione con me, perché io ero già alta come lui e sicuramente era anche un modo per risparmiare e per semplificare la vita in famiglia, che nel dopoguerra faceva tanta fatica ad affrontare il quotidiano figuriamoci le feste.
La giornata fu bella anche se capivo poco cosa di cosa significasse davvero.
La mamma cominciò presto a preparare vestiti e accessori per tutti. Quella fu anche l’occasione per comprare le tazze nuove di porcellana per il caffellatte.
Il ricevimento infatti si faceva al mattino, dopo la chiesa. Si comprava un vassoio di pasticcini e altri dolci che venivano offerti ai parenti, con cioccolato in tazza e caffellatte.cLa cerimonia fu breve e si concluse con la foto di famiglia davanti alla statua della Madonna.
A casa, sul tavolo, trovai la tovaglia rosa damascata e le tazze di porcellana finissima con i fiorellini appena comprate.
La cosa che ricordo con chiarezza è legata agli accordi delle mamme sui vestiti.
Fu deciso che la sarta cucisse vestiti tutti uguali per le bambine, con una sottogonna inamidata, naturalmente bianca.
A me del vestito non importava molto: era di una stoffa molto rigida, poco naturale. Ma la sottogonna me la sono proprio goduta: ci ho giocato fino a che non si è disintegrata, è stata sempre la base di tutti i giochi con vestiti da signora che mi sono inventata.
Ormai lacera fu superata solo dopo che sono stata alla villa di Simonetta e ho giocato con i vestiti smessi della sua mamma. Da lei disponevamo anche di scarpe col tacco, vestaglia con le piume, cappelli, borse e collane.
La mamma di Simonetta era una signora molto bella e curata, aveva la cameriera con il vestito celeste e il grembiule bianco, aveva sempre i capelli accomodati e vestiva elegante. Accompagnava la bambina al pullman per la scuola affacciandosi al cancello della villa vestita da regina, con vestaglie lunghe e vaporose e tutti guardavano ammirati e curiosi quella bella signora di città che si affacciava al cancello.
Eravamo attratte da questa bambina bella e raffinata e la guardavamo con stupore e ammirazione.
Immaginate come fui felice di andare a giocare da lei un giorno e ritrovarmi nella stanza guardaroba accanto alla lavanderia, dove teneva gli abiti smessi che la mamma le regalava per giocare…
La mia mamma divenne amica della sua e spesso parlavano insieme.
Nella villa rimasero poco, però, si dice che andarono ospiti da parenti perché il marito era sempre fuori per lavoro.
Capii poi che il marito non sarebbe più tornato a casa e che aveva una relazione con un’altra donna.
La signora era molto triste e si confidava con la mamma, che la confortava con dolcezza e pazienza.
Rimasero fino alla fine della scuola e poi si trasferirono e di loro non ho avuto più notizie.
Dopo di che, la mia meravigliosa sottogonna ormai sfilacciata e cenciosa è finita nella spazzatura, superata dal ricordo di quei sottabiti di seta con le rose, dei cappelli con i fiocchi, delle scarpe con i tacchi.