
Mozzarella – di Tina Conti
(e cronaca di una serata con le parole scritte nelle bottigliette)
Sul tavolo quasi tutto è bianco, sale fino, e grosso, cotone che ho toccato e strusciato.
Gli occhi guardano, ma in bocca sento ancora tutto il dolce delle meringhe ripiene a sorpresa e del tortino all’arancio che non dovrei mangiare ma che invece ho gustato,
gorgogliando per la goduria.
Poi, è stato il tempo della sorpresa: messaggi rotolati in vetro di barattolo.
Parole veloci che giravano, e come tutte le parole, sollecitavano ricordi e pensieri.
Mozzarella, ecco cosa si è fermato nel mio cervello.
No,! tutte cose da mangiare! non me le posso permettere, ho pensato .
Proviamo a smontare la parola: muzzurilla, mezzi lilla no, no sento sapore di mozzarella: il mio cervello si è incantato.
Sarà un ricordo troppo forte e recente quasi un incantesimo che ho da poco sperimentato.
Ah, la colpa è della signora tutta scialli e bracciali che qualche giorno fa ci ha offerto i prodotti della sua fattoria nel suo agriturismo.
La villa antica nell’ area archeologica di Pestum era ad accoglierci per il pranzo.
La sala con il camino acceso e tanti dipinti di scene di caccia aveva sulle credenze ceste piene di agrumi appena colti invitanti e profumati.
La vista e l’olfatto erano già appagati da quelle sensazioni, era ora di assaporare il pranzo. Mozzarella, ricotta e zucca gratinata per antipasto, poi pasta non mi ricordo con cosa, carne di bufala in stracotto con cicoria ripassata e dolce a cucchiaio con crema di arance.
Le mozzarelle sono in vendita! Ha informato il cameriere.
Il souvenir più gradito della vacanza! Ce le siamo portate a casa insieme a qualche mandarino raccolto nel parco che ha profumato il viaggio di ritorno.
La signora è tornata per i saluti, “fuori dal frigo mi raccomando le mozzarelle” ci ha detto.
A casa le mie mozzarelle volevano rimanere nella ciotola sulla credenza, fuori dal frigo, ma sono finite presto in tavola per il pranzo della domenica.