
Margherite a gennaio – di Nadia Peruzzi
Era un po’ di tempo che non venivo a trovarti. Come sai, l’ho sempre detto senza infingimenti, non mi piace frequentare cimiteri! Le lapidi e le tombe ti sbattono in faccia tutte le volte quello che c’è di definitivo nella morte.
E io lo rifiuto. La odio la morte, con tutta me stessa. Sarà che non ho nessuna consolazione cui attaccarmi. Non credo che dopo ci siano i Campi Elisi, c’è solo una brutta linea oltre la quale non ci si è più.
Voglio ricordarti, voglio ricordarvi tutti da vivi. Con i pregi, i difetti, con i vestiti che vi facevano belli,i libri che riuscivi a leggere anche di notte dimenticando pure Morfeo, che se ne stava lì vicino al letto per un bel po’ e poi se ne doveva andar via scoraggiato. Sonno non ne volevi prendere, se eri presa da ciò che leggevi.
Oggi mi son decisa. Volevo portarti un fiore, di quelli che reggano alle intemperie, sei all’aperto, in un punto che sa di campagna ma in cui acqua, sole e vento fiaccano anche i fiori più resistenti.
Ci sono dei praticelli prima del luogo dove stai. Mi accorgo che già ci sono delle margherite a punteggiar di bianco il verde brillante dell’erba .
Margherite a gennaio. Un tempo vere rarità. Adesso, forse, sulla via di tradursi in abitudine per gli occhi.
La terra ribolle, sotto e sopra, promettendo e anticipando il tempo della rinascita. Anche la temperatura sa di primavera più che di inverno.
Non credo sia positivo.
Oggi, pero’, trovo che sia bello!