Nadia Peruzzi: Promesse
Bottiglie, acqua, rosso e blu, bagliori, frammenti di cose e di vite. Tesori che si sono persi in un mare agitato, o sparpagliati in un lago tanto tempo fa.
In una appare una medaglia di foggia azteca e fa capolino in un turbinio di stelline dorate.
In un’altra, ciottolio di sassi avvolti nel blu profondo, che si rincorrono e confliggono mentre il liquido li culla e quasi li accarezza.
La terza bottiglia ci dona pagliuzze dorate, e un sogno che fu di molti uomini in un tempo lontanissimo. Fu una vera migrazione quella che segno’ la Corsa all’oro, in cui si unirono speranze di raggiungere ricchezze incalcolabili o almeno un nuovo orizzonte da toccare con mano e da cui ripartire.
Rosso cupo e liquido denso: la quarta bottiglia, questo ci offre. Un pugno nello stomaco, perché ti vien da pensare ad un grumo di sangue cosi’ tanto vischioso, da scivolare male dentro la bottiglia. Si muove a fatica, quasi oppresso dal peso di tutti quei corpi stivati in carrette che solcano acque infide e procellose.
Se cerchi di immaginare qualcosa, non riesci a vederci che tutte le anime andate perse nei nostri mari mentre erano in cerca di una promessa di felicita’ e di pace.